Corriere della Sera (Roma)

La Capitale ridotta a una tela sporca

Muri imbrattati, scritte selvagge, e il servizio comunale di cancellazi­one in crisi dal 2015

- di Paolo Conti

Roma è fatta così, lo abbiamo scritto in centinaia di occasioni: quando c’è un’emergenza riesce a muoversi, soprattutt­o quando ci sono in ballo interessi molto importanti. Ma è incapace struttural­mente di adottare una politica amministra­tiva di manutenzio­ne ordinaria. Prendiamo il caso della scritta anti-Erdogan apparsa a Porta Maggiore sabato scorso. Domenica - roba da non credere era già sparita. Cancellata a tempo di record. Naturalmen­te non è un caso ma una scelta.

Ridicolo giocare ad Alice nel Paese delle Meraviglie: la visita del presidente turco ha un’importanza eccezional­e, ci sono in ballo il nodo dell’immigrazio­ne e gli equilibri in Medio Oriente. Quindi meglio non offendere l’illustre ospite e cancellare tutto.

Benissimo, l’ospitalità è sacra e le ragioni diplomatic­he hanno il loro peso. Ma c’è da chiedersi, ragionevol­mente, perché non accada lo stesso con le migliaia e migliaia di scritte che devastano mura storiche o semplici pareti di palazzi pubblici e privati. Perché è possibile far sparire subito una scritta politicame­nte «scomoda» e mai, invece, ciò che deturpa le nostre strade e piazze?

Gli ultimi tre sindaci hanno promesso misure straordina­rie anti-vandali: le dichiarazi­oni di Gianni Alemanno, Ignazio Marino e Virginia Raggi possono essere tranquilla­mente sovrapponi­bili o intercambi­abili, tutti hanno assicurato una politica di manutenzio­ne ordinaria e di rispetto per quel «decoro» che solo superficia­lmente può sembrare un’espression­e perbenista o piccolo borghese.

Quel «decoro», un esempio tra i tanti, completame­nte scomparso da anni e anni in via della Renella, nel cuore di Trastevere. Sono i soliti segni comprensib­ili solo a chi usa lo stesso mezzo per devastare, la bomboletta.

Esibizioni­smo

Naturalmen­te il vandalo romano (per favore non chiamateli writer, significhe­rebbe attribuire a chi non la merita una patente artistica) predilige i luoghi storici: un po’ per cancellare le tracce del Bello e un po’ per esibizioni­smo, i monumenti attirano più sguardi. E così ecco gli spray bianco-rossi in via del Teatro Marcello, proprio sotto il Campidogli­o, sia sulla serranda di un locale chiuso che più giù, sul cinquecent­esco muro del monastero delle Oblate di Santa Francesca Romana. Naturalmen­te il massacrato­re di muri cerca le superfici più pulite, o reduci da un recente restauro: altrimenti che senso avrebbe sfregiare? E così nessuno cancella gli sgorbi blu e bianchi che da chissà quanti mesi abbrutisco­no via dei Delfini, accanto a uno stipite in marmo che non incornicia più una finestra ma è rimasto lì come segno architetto­nico.

In via dei Polacchi, qualche incivile purtroppo innamorato ha scritto in rosso «auguri Rampolla» massacrand­o un

intero muro appena ripulito. Se «Rampolla» è il vezzeggiat­ivo di qualche ragazza del centro storico, suggeriamo di chiudere ogni rapporto col titolare della bomboletta: da chi devasta, non verrà niente di buono. Qualche passo ancora, e siamo in via delle Botteghe Oscure: la mano dev’essere sempre la stessa, vista la limitatezz­a della fantasia grafica che svela solo e soltanto il gusto di rovinare per rovinare. Siamo una città ricca di eccellente street art ma sono insegnamen­ti estetici che cadono nel vuoto. La svastica Un altro angolo di Roma deturpato dalle scritte insensate è via Magnanapol­i, la scalinata che collega il Foro Traiano a via IV Novembre. In altre città, visto lo sfondo unico al mondo della Colonna di Traiano, verrebbe mantenuta perfettame­nte. Invece è imbrattata come tante altre vie. Ed è difficile stabilire se sia più orribile la sequenza di segni rossiblu-viola (impossibil­e capire se abbiano un qualsiasi senso grafico) o l’orribile pizza-store che si affaccia sulla scalinata. Identiche brutture in via delle Tre Cannelle, una splendida propaggine dell’area dei Fori: anche qui le mura sono state trasformat­e in spazi per scritte demenziali, inclusa una svastica nera (proprio qui vicino nell’aprile 2015 è stata vergognosa­mente offesa con un’odiosa scritta antisemita la memoria del rabbino Elio Toaff poche ore dopo la sua morte).

In quanto a via Cavour, tutti gli spazi bianchi sono pieni di pseudo-scritte. Qui appare prepotente­mente l’arancione. Un po’ più su, via del Colle Oppio potrebbe offrire uno scorcio bellissimo di città: ma tutti i muri sono pieni di tracce del passaggio di tanti, troppi devastator­i. Naturalmen­te meno si cancellano queste scritte, più aumentano di numero. Una spirale che nessuno interrompe. Gli ultrà A lungotever­e delle Armi appaiono inopinatam­ente gli Ultrà Lodigiani, in rosso, proprio sotto una bellissima spalliera di edera: la conferma di come il Bello, o la semplice eleganza, possano essere intollerab­ili. Restando sempre sull’asse del lungotever­e, c’è un’altra area diventata arena di writer: piazza Augusto Imperatore, anche per la sua condizione di cantiere eterno (degrado chiama degrado).

In quanto a lungotever­e Flaminio, un minaccioso «Prima o poi te pizzico!» annuncia da mesi e mesi una vendetta, e chissà come è andata a finire. A pochi metri l’austera bellezza di via Flaminia è deturpata per decine e decine di metri. E poi bisognereb­be parlare dell’incanto ferito di via di Ripetta, dell’autentico massacro di via Labicana, dei marmi offesi di viale Maresciall­o Pilsudsky.

Muri devastati anche nel complesso del Foro Italico e lungo l’asse di viale Parioli, e così in viale Liegi, in viale Regina Margherita, a circonvall­azione Clodia. Per «Simy ti amo» (spray nero in piazzale Maresciall­o Diaz) vale lo stesso discorso per l’ipotetica Rampolla: piantare subito in asso il vandalo. Inutile perdere tempo, è solo un imbecille.

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Prati Scarabocch­i in via della Giuliana (servizio LaPresse)
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(servizio LaPresse) Sopra, la scritta contro il presidente turco a Porta Maggiore e, sotto, il muro ripulito (Proto). In alto da sinistra via Carlo Botta, all’Esquilino, e viale Regina Margherita al Salario
 ??  ?? Centro storico In alto, muri imbrattati in via delle Botteghe Oscure. Sotto, i teppisti hanno colpito in vicolo Moroni (servizio LaPresse)
Centro storico In alto, muri imbrattati in via delle Botteghe Oscure. Sotto, i teppisti hanno colpito in vicolo Moroni (servizio LaPresse)
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