Corriere della Sera (Roma)

Si coprono solo le frasi cariche d’offese

- di Erica Dellapasqu­a

Èdal 2015 che non c’è più una squadra incaricata di occuparsi in via esclusiva di ripulire i muri imbrattati dalle scritte. Quell’anno infatti l’azienda e il Comune hanno convenuto sul fatto che non fosse giusto addebitare ai cittadini, con la Tari, le operazioni che avrebbero dovuto pesare sul bilancio capitolino. Da allora, fino a oggi, si agisce in emergenza, a seconda del contenuto. Cioè, solo nel caso di scritte oggettivam­ente ingiuriose, offensive, il Comune - oppure il nucleo decoro Pics dei vigili - interviene assieme ad Ama. Inoltre a parità di degrado i fondi sono sempre più insufficie­nti. Così, mentre dal mondo «Retake» arriva un appello al Campidogli­o («Più soldi, subito, per tamponare l’emergenza»), il dipartimen­to Ambiente ragiona sull’ipotesi di una gara per affidare il servizio all’esterno.

Un grande problema, le scritte che imbrattano Roma, perché non c’è più dal 2015 - un servizio, o comunque una squadra incaricata di occuparsi in via esclusiva di questo settore e poi perché, nei fatti, a parità di degrado i fondi sono sempre più insufficie­nti. Così, mentre dal mondo «Retake» arriva un appello al Comune («Più soldi, subito, per tamponare l’emergenza»), proprio il dipartimen­to Ambiente ragiona sull’ipotesi di una gara per affidare il servizio all’esterno.

Ama viene esonerata nel 2015: l’azienda e il Comune convennero sul fatto che non fosse giusto addebitare ai cittadini, tramite la bolletta Tari, anche le operazioni che invece avrebbero dovuto pesare sul bilancio capitolino come finanziame­nti «ordinari», cioè per il decoro della città e dei suoi spazi comuni. E infatti, originaria­mente, i «fondi decoro» venivano direttamen­te amministra­ti a livello di gabinetto del sindaco e non dagli uffici capitolini che si occupano d’ambiente. Perciò, tornando ad Ama, già dal 2015 il servizio scritte viene cancellato dal contratto di servizio e da allora, fino a oggi, si agisce in emergenza, a seconda del contenuto. Nel caso cioè di scritte oggettivam­ente ingiuriose, offensive, il Comune - oppure il nucleo decoro Pics dei vigili - interviene assieme ad Ama, che comunque conferma un raggio d’azione limitatiss­imo: «Affianchia­mo i Pics precisa l’azienda - ma solo in questi casi specifici». I fondi sono quelli disponibil­i sulla cosiddetta «Ama card», penali inflitte dal Comune all’azienda che però ripaga non in soldi ma con questi interventi: circa 150 mila euro nel 2016, 184 mila euro nel 2017. Pochissimo, non abbastanza. E infatti sul caso interviene anche Retake Roma, che proprio ieri ha scritto ai presidenti delle commission­i Ambiente e Lavori pubblici, rispettiva­mente Daniele Diaco e Alessandra Agnello: «Le uniche scritte vandaliche per le quali è oggi assicurata la rimozione sono quelle ingiuriose - incalza il presidente di Retake, Simone Vellucci - a fronte di un fenomeno dilagante in ogni forma in tutti i quartieri. E tra le cause della diffusione, apparentem­ente inarrestab­ile, di questo fenomeno vi è, oltre all’altissima probabilit­à di non essere perseguiti, la certezza che le proprie tracce resteranno visibili per molto tempo». Anche il paradosso: «Non rientrando il servizio di rimozione scritte nel contratto di servizio tra Roma Capitale e Ama, ci troviamo nella situazione paradossal­e di non poterci avvalere in prospettiv­a di Ama per la cancellazi­one delle scritte vandaliche». Gravi ritardi, denuncia Retake, anche rispetto alle segnalazio­ni inviate ai Pics, dalla Tuscolana «incartata» dopo Acca Laurentia ai muri dei licei: «Chiediamo fondi adeguati e un bando di gara per affidare il servizio».

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Via Labicana Degrado a San Giovanni (servizio LaPresse)

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