Si coprono solo le frasi cariche d’offese
Èdal 2015 che non c’è più una squadra incaricata di occuparsi in via esclusiva di ripulire i muri imbrattati dalle scritte. Quell’anno infatti l’azienda e il Comune hanno convenuto sul fatto che non fosse giusto addebitare ai cittadini, con la Tari, le operazioni che avrebbero dovuto pesare sul bilancio capitolino. Da allora, fino a oggi, si agisce in emergenza, a seconda del contenuto. Cioè, solo nel caso di scritte oggettivamente ingiuriose, offensive, il Comune - oppure il nucleo decoro Pics dei vigili - interviene assieme ad Ama. Inoltre a parità di degrado i fondi sono sempre più insufficienti. Così, mentre dal mondo «Retake» arriva un appello al Campidoglio («Più soldi, subito, per tamponare l’emergenza»), il dipartimento Ambiente ragiona sull’ipotesi di una gara per affidare il servizio all’esterno.
Un grande problema, le scritte che imbrattano Roma, perché non c’è più dal 2015 - un servizio, o comunque una squadra incaricata di occuparsi in via esclusiva di questo settore e poi perché, nei fatti, a parità di degrado i fondi sono sempre più insufficienti. Così, mentre dal mondo «Retake» arriva un appello al Comune («Più soldi, subito, per tamponare l’emergenza»), proprio il dipartimento Ambiente ragiona sull’ipotesi di una gara per affidare il servizio all’esterno.
Ama viene esonerata nel 2015: l’azienda e il Comune convennero sul fatto che non fosse giusto addebitare ai cittadini, tramite la bolletta Tari, anche le operazioni che invece avrebbero dovuto pesare sul bilancio capitolino come finanziamenti «ordinari», cioè per il decoro della città e dei suoi spazi comuni. E infatti, originariamente, i «fondi decoro» venivano direttamente amministrati a livello di gabinetto del sindaco e non dagli uffici capitolini che si occupano d’ambiente. Perciò, tornando ad Ama, già dal 2015 il servizio scritte viene cancellato dal contratto di servizio e da allora, fino a oggi, si agisce in emergenza, a seconda del contenuto. Nel caso cioè di scritte oggettivamente ingiuriose, offensive, il Comune - oppure il nucleo decoro Pics dei vigili - interviene assieme ad Ama, che comunque conferma un raggio d’azione limitatissimo: «Affianchiamo i Pics precisa l’azienda - ma solo in questi casi specifici». I fondi sono quelli disponibili sulla cosiddetta «Ama card», penali inflitte dal Comune all’azienda che però ripaga non in soldi ma con questi interventi: circa 150 mila euro nel 2016, 184 mila euro nel 2017. Pochissimo, non abbastanza. E infatti sul caso interviene anche Retake Roma, che proprio ieri ha scritto ai presidenti delle commissioni Ambiente e Lavori pubblici, rispettivamente Daniele Diaco e Alessandra Agnello: «Le uniche scritte vandaliche per le quali è oggi assicurata la rimozione sono quelle ingiuriose - incalza il presidente di Retake, Simone Vellucci - a fronte di un fenomeno dilagante in ogni forma in tutti i quartieri. E tra le cause della diffusione, apparentemente inarrestabile, di questo fenomeno vi è, oltre all’altissima probabilità di non essere perseguiti, la certezza che le proprie tracce resteranno visibili per molto tempo». Anche il paradosso: «Non rientrando il servizio di rimozione scritte nel contratto di servizio tra Roma Capitale e Ama, ci troviamo nella situazione paradossale di non poterci avvalere in prospettiva di Ama per la cancellazione delle scritte vandaliche». Gravi ritardi, denuncia Retake, anche rispetto alle segnalazioni inviate ai Pics, dalla Tuscolana «incartata» dopo Acca Laurentia ai muri dei licei: «Chiediamo fondi adeguati e un bando di gara per affidare il servizio».