Dogane, truccato il concorso
Finiscono nei guai in dodici: per i pm sono responsabili di truffa ai danni dell’Agenzia
Alcuni funzionari dell’agenzia delle Dogane, già ai vertici dell’ente pubblico — in
pole position per la promozione — si sarebbero accordati con la commissione per conoscere in anticipo i temi d’esame nell’ultimo concorso pubblico per i super dirigenti. In spregio al rischio di essere pizzicati i funzionari avrebbero introdotto fotocopie delle tracce corrette durante le prove d’esame.
Nell’insieme, secondo i magistrati Mario Palazzi e Paolo Ielo, si sarebbe trattata di un’autentica truffa ai danni dell’agenzia. Ora, a conclusione di approfondimenti durati due anni, gli inquirenti hanno avvisato dodici persone dell’esito dell’inchiesta. Si tratta di Alberto Libeccio, Paolo Raimondi, numero uno della segreteria del direttore generale, Lucio Pascale, Edoardo Mazzilli, Ernesto Carbone, Francesco Natale, Marco Falconieri, Giovanni Mosca, Saverio Marrari, Giuseppe Sabatino, Federica Silvestri e Enrico Maria Puja. All’interno del gruppo alcuni, come Raimondi e Pascale, avrebbero ricoperto una sorta di leadership nella presunta truffa ideandola e promuovendola: i magistrati li definiscono «istigatori» del raggiro. I due avrebbero, fra l’altro, predisposto «fotocopie di testi di Gazzette ufficiali e Regolamenti Cee opportunamente manipolati» consultabili nel corso delle prove scritte (un po’ come certi studenti alla maturità). Prosegue l’avviso di conclusione delle indagini: «In guisa tale da apparire come integrali fotocopie di atti ufficiali ma in realtà contenenti lo svolgimento delle tracce estratte delle prove scritte nonché una mappa inserita nella Gazzetta ufficiale utile per ricercare altre porzioni dei documenti». Il concorso era stato annullato dal Tar in extremis; in parallelo era partita la denuncia della candidata Claudia Giacchetti, assistita dall’avvocato Eugenio Pini. Due anni dopo, la dipendente ha subito ripercussioni per la vicenda fino a vedersi contestare un provvedimento disciplinare.