Prati, il suk con vista sul Cupolone
Decine di bancarelle vendono di tutto davanti ai negozi delle «griffe» in via Cola di Rienzo
Benvenuti nell’immenso, anarchico e incontrollato suk del commercio ambulante romano. Sui marciapiedi (davanti alle vetrine dei negozi «normali» o agli ingressi delle case, occupando persino gli scivoli per il passaggio delle carrozzine per bambini e di chi si muove su una sedia a rotelle) potete trovare di tutto: maglioni, calze e collant, occhiali, camicie e cravatte da uomo, jeans, orologi da muro, bamboline che cantano, spremiagrumi, tappetini da bagno, lenzuola, cinte, scarpe, palloncini per San Valentino.
Roma si è trasformata in una sterminata Porta Portese, tra ombrelloni sdruciti e furgoni-magazzino.
Il modello dilaga in tutta la città: banco pieghevole, cartelli con i prezzi in corsivo, ombrellone bianco-grigio, tiranti per fissarlo e, alle spalle, in sosta fissa (magari nelle strisce blu) il camioncino col resto della merce. Due zone diverse, scelte ieri col gioco dei contrasti: via Cola di Rienzo, l’arteria elegante dello shopping in Prati sul rettilineo che porta a piazza del Popolo, e viale Marconi, zona più commerciale.
Si parla tanto di turismo internazionale: ma a Cola di Rienzo, accanto al raffinato e cosmopolita Tiffany ( fondato a New York nel 1837, ricorda la scritta) prospera all’angolo con via Paolo Emilio un bel banco di scarpe e maglioni di cachemire offerti a 25 euro. Dietro, un camioncino col portellone aperto che funziona da magazzino e da salotto d’emergenza per il proprietario in attesa di clienti, che ora è lì dentro quasi steso a leggere il giornale. Di fronte, all’angolo di via Ovidio, grande offerta di mutande classiche da uomo a 2 euro (tre pezzi 5 euro) ma anche giacche da pelle da donna a 19.99: tutto sistemato su stampelle e lunghi apziamo pendi abiti in alluminio, tra due tavoli c’è chi prova un giaccone. Su via Cola di Rienzo, sempre di fronte a Tiffany e poi a Coin (due dei marchi più prestigiosi della strada) prima un banco di cinte (5 o 7 euro) con zaini a 13 euro, guanti a 10, valigie e trolley, ombrelli pieghevoli e classici, borsellini. Accanto «Gli occhiali di Desy» con cartello «via Cola di Rienzo 173, stand 2» . La seconda altra scritta promette «realiz- lenti personalizzate di qualsiasi tipo e gradazione».
Pochi metri, altro tavolo: collant, calze, calzini (3euro un paio, 5 due paia). Sulla strada, dietro a questa infilata, cinque camioncini in sosta su strisce blu con sportelli aperti in collegamento col tavolo. Dall’altra parte della strada, di fronte a Geox, cravatte a 5 euro e camicie di cotone, tutti i colori e modelli, a 25 euro. Lo storico ottico Salmoiraghi &
Furgoni I camioncini occupano i posti per le auto: sono i magazzini (su quattro ruote)
Viganò, al civico 163, ha davanti all’ingresso il banco di Simon, ancora cachemire ma a 20 euro: si possono usare tutte le carte di credito e il bancomat. Il furgoncino e lì accanto, in via Attilio Regolo, di fronte a Kalvin Klein. In via Orazio, ancora borse, sciarpe, valigie.
Ed eccoci in piazza Cola di Rienzo, grande arena per ambulanti fantasiosi. Accanto alla farmacia, in via Tacito, l’ennesimo cachemire a 20-25 euro. Ma nella piazza, al numero 92, collezione sterminata di mutante da donna, reggiseni modello anni ’50 o minimi e trasparentissimi, pigiami, biancheria intima: cartoni buttati intorno, un’aria da sgombero. Al numero 114 di tutto allineato insieme: orologi da polso e da parete, bamboline che cantano nenie, piccoli frullatori, pentole, stendini, macchinine semoventi per bambini. Al numero 86 un tavolo di «rimanenza negozi»: tutto a 3 euro, dai maglioni alle camicie ai pantaloni. Di fronte, lo spazio della fermata Atac dell’81 è occupato da un piccolo camion rosso che alimenta il banco di fronte alla libreria Mondadori al civico 79, nemmeno a dirlo cachemire d’occasione, anche qui pagabile con le carte di credito.
Spostarsi «a Marconi», come dicono molti romani, significa cambiare sfondo ma non merci. Piazza Enrico Fermi sembra un immenso punto vendita: qui i camioncini occupano direttamente l’intera area del marciapiede centrale, impedendo spesso il passaggio dei pedoni. Cumuli di sacchi azzurri strapieni di plastica e cartone, scatoloni trasformati in appoggi per vendere piumoni, tappetini da bagno, lenzuola (10 euro le matrimoniali). Un tripudio di palloncini per bambini e per innamorati (per san Valentino) e anche qui, come a Cola di Rienzo, cinte, borsellini, borse di tela e di pelle, jeans (3 pezzi 10 euro), scarpe e scarponi. Più in là, cappelli e turbanti di lana, fazzoletti di seta, cuscini buttati a mucchi sull’asfalto, strofinacci da cucina. La grandezza dei tavoli e la stessa di Cola di Rienzo.
Non importa quale sia il colore della pelle di chi vende. E nemmeno appassiona capire di chi sia, alla fine, la responsabilità di tutto questo (del Campidoglio? Dei Municipi locali? Dei Vigili urbani?) Perché il risultato avvilente e degradato è lo spazio pubblico di Roma svenduto a 3 euro, come un paio di mutande cinesi.