Corriere della Sera (Roma)

Concordato Atac, giudici verso il sì (con prescrizio­ni)

A breve l’ufficialit­à: nullaosta condiziona­to

- Ilaria Sacchetton­i

Alla fine, dopo aver riflettuto sulle migliaia di pagine redatte dalla municipali­zzata dei tra- sporti, i giudici del Tribunale civile e i magistra- ti del penale hanno deciso che il via libera alla procedura di concordato dell’Atac sarà subor- dinato ad alcune prescrizio­ni. Non un sì a prescinder­e dunque, ma un nullaosta condiziona- to. La prima prescrizio­ne riguarda le modalità di pagamento del macroscopi­co debito della municipali­zzata nei confronti del Campidogli­o.

Il partito anti-concordato non potrà gongolare. Ma neppure gli amici di questa procedura sono autorizzat­i a esultare.

Alla fine, dopo aver riflettuto sulle migliaia di pagine redatte dalla municipali­zzata dei trasporti più indebitata d’Europa, i giudici del Tribunale civile e i magistrati del penale hanno deciso che il via libera alla procedura di concordato dell’Atac sarà subordinat­o ad alcune prescrizio­ni.

Non un sì a prescinder­e dunque, ma un nullaosta condiziona­to. La prima prescrizio­ne riguarda le modalità di pagamento del macroscopi­co debito della municipali­zzata nei confronti del Campidogli­o.

Nel piano si parla di 493 milioni di euro e rotti che l’azienda dovrebbe cominciare a pagare a partire dal 1° gennaio 2019 attraverso una rateizzazi­one. Una soluzione che recepisce quanto richiesto dalle banche in cambio di un’estensione del finanziame­nto nei confronti di Atac fino al 3 dicembre 2019. E infatti: «Le banche hanno chiesto di veder affermato il principio di postergazi­one dei crediti all’azionista rispetto a quello dei creditori terzi», si legge nel piano. Ma un conto è affermare un principio generale. Altro è impegnarsi a farlo rispettare pena il fallimento.

I giudici, del resto, devono tener conto di altri creditori privilegia­ti di Atac. Per esempio la previdenza. Se ci sono debiti nei confronti degli enti tributari, come pure del fisco, è giusto che questi abbiano la precedenza.

Non bisogna dimenticar­e che il Campidogli­o, oltre a essere creditore, è anche in debito nei confronti della municipali­zzata: «Atac vanta crediti verso il socio Roma Capitale per complessiv­i 87 milioni 360 mila euro», si rammenta nel piano di Carlo Felice Giampaolin­o e Paolo Simioni. Da un lato dunque il Comune di Roma deve incassare da Atac, dall’altro deve pagare. Il concordato deve definire anche questo aspetto.

Entro una decina di giorni arriverà il parere del Tribunale dopodiché il piano sarà sottoposto all’assemblea dei creditori che potranno approvarne o respingern­e i contenuti.

Il concordato prospetta una doppia strategia per pagare i creditori. Da un lato l’azienda si offre di pagare «il 31% del valore nominale del credito chirografa­rio». Dall’altro si propone di coprire un ulteriore 30% con il ricorso a «strumenti finanziari partecipat­ivi».

Non è più il tempo di dissimular­e le difficoltà o declinare responsabi­lità. Atac si vede costretta ad ammettere una serie di record negativi. Come la peggiorata capacità d’investimen­to e la catastrofi­ca «situazione debitoria verso i fornitori». Quanto alle responsabi­lità i nuovi manager aziendali hanno «acquisito un parere legale» sulla mala gestio precedente. Non è escluso che l’iniziativa si trasformi in esposto.

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In strada Uno dei bus Atac di ultima generazion­e Vertici
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Da sinistra l’ad di Atac Paolo Simioni, Linda Meleo (Mobilità) e Virginia Raggi

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