Tredici anni, 27 udienze: così lo stalking si prescrive
Condanna a 8 mesi in primo grado e prescrizione dietro l’angolo
Aquasi 13 anni dalla sua denuncia e dopo 27 ridondanti udienze (la prima datata 2012), Eleonora si deve accontentare di una lieve quanto effimera condanna per l’uomo che le ha rovinato la vita. Roberto Turatti, il collega stalker che la pedinava in tribunale fino a puntarle una pistola in faccia, se l’è cavata con otto mesi in primo grado e già vede il traguardo della prescrizione ormai a un passo.
Quella arrivata a faticosa sentenza ieri mattina davanti al giudice monocratico non è però una comune storia di molestie a sfondo amoroso/ sentimentale.
All’epoca della prima denuncia, anno 2005, Eleonora Palazzetti, 46 anni oggi, condivide con il suo aguzzino la professione di curatore fallimentare. L’operato di Turatti viene messo in discussione dal tribunale e i suoi incarichi ridistribuiti ad altri colleghi. L’uomo si sente vittima di un complotto e oltre a denunciare un giudice, poi assolto, si accanisce sui colleghi. In particolare la vittima è Palazzetti, che, riassume il decreto di citazione diretta a giudizio del pm Antonella Nespola, «viene insultata, minacciata, diffamata, tempestata di sms e telefonate anche sul numero della madre, pedinata al lavoro e a casa fino ad arrecarle un perdurante stato di ansia e di paura per se e per i propri familiari». Le conseguenze lavorative sono enormi.
Turatti, 57 anni, viene radiato dall’albo, ma questo non lo ferma. Tanto che nel 2010 la vittima così racconta al Corriere
della Sera il più eclatante episodio:«Ero in macchina, un taxi mi ha affiancato in viale dell’Oceano Atlantico, lui si è sporto dal finestrino e ha tirato fuori una pistola. Me l’ha puntata contro, mi ha detto “Ti ammazzo, puttana”. Sono scappata e sono andata dai carabinieri».
La pima udienza si tiene nel 2012, ma per due volte cambia il giudice titolare del processo. Così, dopo cinque anni, si riparte da zero perché la difesa non da l’ok alla rinnovazione degli atti. Impedimenti, ritardi e certificati medici fanno il resto fino a che si ripresenta il rischio che il giudice cambi di nuovo. Palazzetti scrive al presidente del tribunale per sollevare il caso e ieri arriva infine il verdetto. L’unico e ultimo episodio che si salva dalla prescrizione è quello della pistola, ma fra un anno anche questo non sarà più perseguibile. «Ringrazio il giudice Laura Fortuni per aver portato a sentenza il processo — dice l’avvocato della vittima, Alessandro Capograssi —. La speranza è che lo stesso accada in Appello».