Corriere della Sera (Roma)

Max Giusti show Va tutto bene, anzi, direi di no

Il comico romano debutta martedì con lo show «Va tutto bene». «Parlo di uomini, donne, dell’hip hop e dei nostri sogni infranti»

- Laura Martellini

Va tutto bene, dice Max Giusti. Va tutto bene, anche se va tutto male, ma è la connotazio­ne positiva a dare il titolo allo spettacolo del conduttore e showman, da martedì al Teatro Olimpico. Un allestimen­to nuovo di zecca, «anche perché a Roma sono una volta l’anno, e devo cambiare copione!».

L’ironia si fa strada pian piano.

«Ovviamente, ed è presente nel brano degli Statuto che uscirà il 19 per i 35 anni della band, prodotto da Max Casacci dei Subsonica e cantato anche da me. Farà da colonna sonora allo spettacolo».

«Va tutto bene», dunque.

«Torno alle origini del cabaret italiano, giocoso, irriverent­e. Quasi una terapia. Vis-à-vis con il pubblico. Mi sento come un torero in un’arena di mille persone. Lo stile è quello del one man show. Stavolta non c’è band, ma Vittorio Jué e Salvatore Leggieri porteranno contributi video e musicali, in stile Pet Shop Boys».

Si sente mattatore?

«In un certo senso sì: solo in scena a discettare per due ore e un quarto, è un ritmo così serrato che mi sto allenando. Corro, gioco a tennis, faccio sport ogni giorno».

Argomenti trattati?

«Tanti. Parliamo ad esempio dei nostri sogni infranti. Pensavamo che con due lauree ci saremmo fatti notare, e invece adesso è di moda il cuoco. Va in tv e rimorchia, e non puzza più di fritto».

Anche viaggiare ha un nuovo stile.

«Mio padre, che è del ’43, ha inseguito tutta la vita il sogno di visitare Acapulco. Noi scegliamo Tblisi perché c’è l’offerta a 28 euro, anche se non sappiamo neppure dove sia. A cena? Dove ti manda Groupon. Centri sportivi? Pacchetti che includono, a giorni alterni, zumba, atletica e tennis».

Meglio quand’era peggio?

«Non dico questo, ma è indubbio che le promesse di un lavoro sicuro e della tutela dei diritti non hanno portato a niente. Ma stiano tranquilli i fan: è il mio spettacolo più comico!».

Altre faccende?

«Affronto il tema dei 50enni alla conquista di una donna. Si conciano come hypster, ma tingono la barba, e alla lettura del menu devono arrendersi, per la presbiopia. L’hip hop poi, un mondo a parte. Testi duri, e sessualmen­te espliciti, poi vai a vedere, e il pubblico ha 13-15 anni».

Roma Sud contro Roma Nord, classico che resiste.

«Io vivo a Casetta Mattei, né Roma Sud né Roma Nord, ma Ovest. Una coordinata geografica di cui non si parla. Fai prima a arriva’ a Fregene che nel centro città. Ma la vera frattura è un’altra, fra chi ha i soldi, e chi no. Si sente la voglia di appartener­e a un gruppo, di identifica­rsi. Anche se non sempre la molla è autentica: io da ragazzo indossavo il Montgomery quando uscivo con le giovani in Montgomery, e le Dr. Martens con quelle in Dr. Martens».

Discoteche frequentat­e?

«Al Gilda, al Piper, all’Alien chi veniva dal Trullo non entrava. E via, di locale in locale, un tentativo dopo l’altro, per finire a Vitorchian­o».

Ma insomma, la sua Roma sotto attacco?

«Ha avuto un calo generale, poi una risalita, e posso dirlo con cognizione di causa, negli ultimi mesi ho vissuto fra Barcellona e Milano. Se dovessi appendere la giacca a un simbolo, non saprei quale. Alle prossime elezioni darò un voto di pancia».

È in pausa radiofonic­a, ma iperattivo in tv.

«Sono stata chiamato da un editore mondiale come Discovery, una nuova tv generalist­a che punta su di me, sul canale 9. Come quando Berlusconi chiamò Bongiorno! A 48 anni è una sfida. Conduco un game show, e presto un nuovo programma ancora top secret».

Viaggi Mio padre, del ’43, sognava Acapulco. Noi scegliamo Tblisi perché c’è l’offerta a 28 euro

Quartieri: Sud o Nord? Vivo a Casetta Mattei, Ovest. Fai prima ad arriva’ a Fregene che nel centro città

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 ??  ?? Portuense Max Giusti è nato a Roma il 28 luglio 1968. Cresciuto nel quartiere Portuense, a Casetta Mattei, ha intrapreso fin da giovanissi­mo la carriera radiofonic­a e televisiva
Portuense Max Giusti è nato a Roma il 28 luglio 1968. Cresciuto nel quartiere Portuense, a Casetta Mattei, ha intrapreso fin da giovanissi­mo la carriera radiofonic­a e televisiva

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