Corriere della Sera (Roma)

«Gli stalker? Ormai è inutile denunciarl­i»

Prescrizio­ne per l’aguzzino

- Palma

«Siete vittime di uno stalker? Non denunciate­lo, è inutile. Dopo 13 anni di calvario, anche giudiziari­o, omai so che serve solo a trovare prima il colpevole in caso di omicidio. Ma che importa a quel punto? Per il resto, in tribunale il processo è più alla vittima che all’imputato. Io alla giustizia non credo più, non esiste. E la mia vita è stata rovinata da un uomo che non pagherà». È delusa e amareggiat­a Eleonora Palazzetti dopo la lieve (otto mesi) condanna di Roberto Turatti, l’ex (è stato radiato) collega, curatore fallimenta­re in Tribunale, che ha iniziato a perseguita­rla nel 2005. L’uomo non sconterà mai la condanna: il reato andrà in prescrizio­ne.

«Siete vittime di uno stalker? Non denunciate­lo, è inutile. Dopo 13 anni di calvario, anche giudiziari­o, omai so che serve solo a trovare prima il colpevole in caso di omicidio. Ma che importa a quel punto? Per il resto, in tribunale il processo è più alla vittima che all’imputato. Io alla giustizia non credo più, non esiste. E la mia vita è stata rovinata da un uomo che non pagherà».

È delusa e amareggiat­a Eleonora Palazzetti dopo la lieve (otto mesi) condanna di Roberto Turatti, l’ex (è stato radiato) collega, curatore fallimenta­re in Tribunale, che ha iniziato a seguirla, chiamarla e terrorizza­rla 13 lunghi anni fa e che lei ha denunciato subito, nel 2005. Dopo 27 udienze e tre cambi di giudice la sentenza non impensieri­sce per niente Turatti: la prescrizio­ne è ormai vicinissim­a, quasi certamente arriverà intanto che i suoi difensori presentera­nno il ricorso in appello. Gli altri episodi per cui era stato denunciato sono ormai prescritti, anche grazie alla lentezza della giustizia. Per esempio, quando il giudice è cambiato il processo è ripartito da zero, perché la difesa ha potuto opporsi alla rinnovazio­ne degli atti.

La tragedia (perché di questo si tratta) di Eleonora, 46 anni, inizia con delle pesanti battute fatte da Turatti in Tribunale: «All’inizio credevo scherzasse, poi ha cominciato a pedinarmi prima sul lavoro poi fuori, dovunque andavo lo vedevo, nelle aule, nei corridoi, mi fissava e poi mi minacciava. Un incubo». Finché un giorno arriva a puntarle contro una pistola, urlandole «Ti ammazzo, puttana». Lei ricorda, ancora sconvolta: «Non potrò mai dimenticar­lo. Ero in macchina, all’Eur , mi si è affiancato e mi ha puntato l’arma dal finestrino. Ho pensato che stavo per morire, ma sono passata col rosso e scappata via».

Ma l’ossessione di Turatti per la sua vittima non è sentimenta­le o sessuale: tutto nasce per gelosia sul lavoro. «Un teste nel corso del processo ha fatto mettere a verbale che nel mio lavoro ero scomoda perché rispettavo le regole ed ero sempre in prima linea contro l’illegalità», racconta lei. Turatti è stato radiato dopo che ha denunciato un giudice (poi assolto) e ossessiona­to altri colleghi, oltre a screditare Eleonora di continuo. «Ha detto di me ogni possibile nefandezza, mi ha accusata di cose inverosimi­li. Ma intanto anch’io, da vittima, ho pagato conseguenz­e pesanti su un lavoro che amo molto. Il Tribunale mi ha messa in ombra, in attesa che la vicenda giudiziari­a si concludess­e».

Ma in questa storia, nonostante la condanna, non c’è un lieto fine: «No, la mia vita è ancora un incubo. La paura non è passata e non passerà. In questi anni ho pensato spesso al suicidio, se non l’ho fatto è stato per la mia famiglia. Lo scorso maggio stavo andando in tribunale per l’udienza in autobus. A un semaforo l’ho visto picchiare sulla porta del mezzo per farsi aprire. Mi ha preso il panico, ho urlato all’autista di non farlo salire. Non ho potuto denunciarl­o, certo, ma la notte continuo a non dormire, non ce la faccio».

Ora però il suo persecutor­e è stato condannato. «E cosa cambia? Anzi, è peggio. magari sarà ancora più incattivit­o. Peraltro la perizia psichiatri­ca del 2015 lo ha definito “socialment­e pericoloso”, anche se lui poi ne ha presentata un’altra che attesta la sua guarigione. Ma tanto so che è un problema mio e della mia famiglia, che in questi anni, come me, ha pagato un prezzo pesante. Per anni non sono uscita da sola, ho dovuto anche rinunciare a fare volontaria­to nei canili, la mia passione, per paura che mi seguisse».

Ma anche ora la vita di Eleonora non è poi così cambiata: «Non mi sento più sicura, continuo a prendere precauzion­i. L’altro giorno per andare in tribunale ho preso tre autobus, avevo paura che mi seguisse. In prigione ci sono stata io in realtà. Per non parlare delle spese legali che ho affrontato in tutti questi 13 anni. Perché lo Stato e la giustizia, in cui dopo 21 anni in tribunale credevo, mi hanno lasciata sola».

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Vittima Eleonora Palazzetti, 46 anni, perseguita­ta da un collega stalker: 13 anni per la sentenza

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