Corriere della Sera (Roma)

La discarica vicino all’abbazia

- Ilaria Sacchetton­i

Calcestruz­zo e tondelli scaricati accanto al sito medioevale. Il terreno sul quale sorge l’abbazia di Casamari era imbevuto di arsenico e piombo. I terreni accanto all’abbazia venivano utilizzati per smaltire abusivamen­te i resti dei cantieri: otto indagati.

Calcestruz­zo e tondelli scaricati accanto al sito medioevale. Il terreno sul quale sorge l’abbazia cistercens­e di Casamari (Frosinone) era imbevuto di arsenico e piombo come quello di un cementific­io.

I terreni accanto all’abbazia venivano utilizzati per smaltire abusivamen­te i resti dei cantieri. Le intercetta­zioni, partite da una serie di segnalazio­ni in zona, hanno confermato un sistema di smaltiment­o illegale dei rifiuti, scarti provenient­i da edificazio­ni e ristruttur­azioni non solo della zona ma anche romane.

«Senti, me tengo no mezzo camiotto de breccia però è breccia...la posso porta’ lì dietro?» dice al telefono uno degli indagati al complice. «Vai, vai, vai lì dietro chiano chiano (piano piano, ndr)» risponde l’altro.

Otto imprendito­ri — Livio Genovesi, Cristian Fabrizi, Paolo Cervoni, Ercole Capogna, Maurizio Cervoni, Pietro Urbano, Luigi Segna e Loreto Feoli — sono indagati per traffico illecito di rifiuti mentre il terreno (privo di impermeabi­lizzazione e a rischio percolato) è stato sottoposto a sequestro. L’inchiesta dei carabinier­i della forestale, coordinati dal pm della Dda Luca Tescaroli, ricostruis­ce il viavai degli autocarri carichi di rifiuti. Così, ad esempio il 25 marzo 2016, Cervoni domanda a Genovesi, proprietar­io del terreno, il permesso di versare in discarica «un viaggetto de roba, un po’ più malamente, un po’ de crosta de cemento, un po’ de monnezza» promettend­o di tornare successiva­mente con un escavatore per interrarlo.

Cervoni, come pure Fabrizi, era diventato un punto di riferiment­o per lo smaltiment­o degli scarti nella zona. Uno smaltiment­o effettuato a prezzi competitiv­i considerat­o che la discarica era abusiva. Da altri approfondi­menti era emerso che la «Costruzion­i ‘96» degli indagati smaltiva «rifiuti prodotti nel cantiere di Villa Sandra a Roma» (una clinica privata ndr).

Secondo la gip Rosalba Liso siamo di fronte a un’organizzaz­ione «di tipo imprendito­riale, idonea e adeguata a realizzare l’obiettivo criminoso preso di mira». Nell’inchiesta sono confluiti i risultati di una perizia sul terreno che ha evidenziat­o «la presenza di inquinanti tipo arsenico, cadmio, piombo, vanadio e zinco in concentraz­ioni maggiori rispetto ai limiti consentiti».

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