Corriere della Sera (Roma)

Calopresti: amiamo il rione la politica riqualific­hi la zona

Il regista, attori e cittadini chiedono rilancio e integrazio­ne

- di Laura Martellini

Pronti a combattere contro il degrado, ma ostinatame­nte innamorati del rione, anche dopo lo stupro sotto i portici di piazza Vittorio. Torna a parlare Carlotta Natoli, l’attrice che è ormai il volto della rete degli abitanti «Esquilino Vivo»: «Credo che la violenza sia un’altra storia. Nel degrado tutto può succedere. Chiediamo che una rappresent­anza degli abitanti possa sedere al tavolo tecnico con le società di servizi e le forze dell’ordine. Siamo in tanti, nella rete, non solo facce conosciute: Nana storica fioraia della piazza, il commercian­te, l’artista, l’impiegato, il disoccupat­o. Uniti non da un credo, ma da un’azione comune perché il quartiere non venga relegato a zona di contenimen­to. Allora sì, si rischiereb­be una guerriglia fra poveri».

Inguaribil­mente legato a quel nodo di architettu­re, razze diverse, bellezza mista a disagio profondo è anche il regista Mimmo Calopresti, che osserva: «Quando gli abitanti si riappropri­ano dei giardini, i pusher si spostano a Colle Oppio, e così via. Un andirivien­i che la rete dei cittadini fa bene a combattere scendendo in piazza e per strada, tenendo per mano i bambini che hanno il diritto di giocare nel parco. L’Esquilino è composto di isole di grande forza, come la scuola Di Donato, la libreria sotto i portici, il cinema Apollo 11, il teatro Ambra Jovinelli, fra loro scollegate. Solo un intervento di riqualific­azione che preveda un responsabi­lità politica può riallaccia­re il rione.

Un posto così bello! In tanti se ne sono invaghiti dopo quella mia inquadratu­ra dall’alto in La felicità non costa

niente». Scherza, evocando un’istituzion­e del rione, la proprietar­ia del ristorante cinese Hang Zhou di via Principe Eugenio: «Sonia sindaco dell’Esquilino! Il suo senso pratico, il suo sorriso, sarebbero un buon inizio».

Aspettando Sonia, la sporcizia aumenta, insieme allo spaccio. E al degrado non c’è fine. L’attore Thomas Trabacchi, protagonis­ta dell’ultimo

film di Francesca Comencini Amori che non sanno stare al

mondo, non si dà pace: «Vengo da Milano, ma è Roma, la vera metropoli, che guarda a Sud. L’indiano sotto casa mi ha regalato il Corano, prendo lezioni di bengalese. Qui l’integrazio­ne è ben avviata. E i cittadini sono protagonis­ti di un atto politico, che è cosa ben diversa dalla politica. Sarebbe un peccato perdere l’occasione. Le istituzion­i facciano la loro parte».

Di origini milanesi è pure l’architetto Francesco Menegatti, figlio del regista Beppe e della danzatrice Carla Fracci: «Quando arrivai, nel 2001, fui colpito dalla bellezza di Roma, da togliere il fiato. Vorrei che quella stessa tensione verso l’alto contagiass­e i politici, costringen­doli a ragionare secondo un progetto elevato, non sull’onda dei sondaggi. Insegnando al Politecnic­o, ho assistito alla trasformaz­ione della Chinatown di via Paolo Sarti. La strada è stata reinventat­a, ora è piena di bei locali. Può succedere anche qui, conservand­o il tessuto umano che fa sì che al funerale di un barbone partecipi l’intero rione, tanto gli volevamo bene. Guai ai luoghi asettici».

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 ??  ?? Stupefacen­ti I giardini di piazza Vittorio terra di conquista dei pusher della droga contro i quali sono scesi in lotta i residenti del rione Esquilino
Stupefacen­ti I giardini di piazza Vittorio terra di conquista dei pusher della droga contro i quali sono scesi in lotta i residenti del rione Esquilino

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