Barelliere infilava aghi nei sedili dei bus: denunciato
Pullman per Subiaco, un passeggero ferito
La confessione M.P., portantino al policlinico Casilino: «Non so perché l’ho fatto, sono stato uno stupido» La testimonianza Un vicino: «Secondo me l’ha fatto perché deve andare in pensione e non vuole»
«È stato un nostro collega a trovare uno strano ago, poi siamo stati tutti in allerta per giorni». Gli autisti del Cotral sono stati i primi a scoprire l’incomprensibile rituale del barelliere romano che infilava gli aghi delle siringhe nei sedili dei bus. Riuniti al capolinea di via Carlo Alberto Dalla Chiesa, all’ingresso di Subiaco, ora sia i conducenti, sia i passeggeri sono tutti più sollevati. M.P., 58 anni, lo hanno braccato e arrestato i carabinieri del Comune in provincia di Roma.
In paese non si parla d’altro, novemila anime raccolte tra i boschi e il fiume Aniene che scorre accanto all’abitato. È dalle campagne di Subiaco che ogni giorno il portantino partiva per raggiungere il policlinico Casilino, dove lavorava da anni. Si sedeva in fondo, così da attuare il suo assurdo piano senza dare nell’occhio. Gli aghi, accuratamente piegati, venivano conficcati negli schienali o sui sedili, in modo da ferire gli altri passeggeri. Gli episodi – almeno cinque da dicembre – si sono verificati sui pullman SubiacoPonte Mammolo, la tratta utilizzata dal barelliere. Un viaggiatore si è ferito al gluteo e ha denunciato l’accaduto: ora dovrà sottoporsi agli esami medici per accertare l’assenza di infezioni.
I carabinieri, guidati dal capitano Gianfranco Galletta, hanno subito iniziato la caccia all’uomo con servizi in borghese sui bus. Quando hanno individuato l’operatore sanitario, in una tasca della giacca nascondeva nove aghi. E una delle telecamere piazzate sui mezzi aveva registrato proprio la creazione di una «trappola». Quando sono scattate le perquisizioni in casa e nello spogliatoio dell’ospedale, coordinate dalla procura di Tivoli, i militari hanno sequestrato diverso materiale sanitario sottratto con tutta probabilità al Casilino, tra cui siringhe e aghi cannula a farfalla.
Nella silenziosa contrada Risano molti conoscono il barelliere. Gruppi di villette appena fuori paese, su per la montagna che porta all’ospedale Angelucci. «Appena sentita la notizia, ho capito subito che era lui – dice un vicino -. È strano, cioè gentile ma taciturno. Secondo me l’ha fatto perché ormai deve andare in pensione e non vuole. Vive nelle case popolari». Così chiamano in contrada le palazzine a tre piani poco distanti all’inizio del rione, perché diverse da tutte le altre tipiche ville di campagna. Inutile però chiedere spiegazioni del gesto al diretto interessato. «Anche a casa ci hai portato caos, guarda che hai fatto!». Le urla risuonano tra le quiete casette, appena negato al portone un contatto con il portantino, che vive con la moglie e il figlio. «Non so perché l’ho fatto, sono stato solo uno stupido», le uniche parole che P. ha pronunciato, con le mani tra i capelli, durante la perquisizione. Ora dovrà rispondere di lesioni personali aggravate, ma potrebbe non essere l’unico reato che si vedrà addebitare. Sono in corso infatti le analisi sugli aghi per verificare la presenza di agenti infettivi. Non si esclude poi che ci siano altri casi, passeggeri feriti che non hanno segnalato il fatto. La presidente di Cotral, Amalia Colaceci, ringraziando i carabinieri della stazione di Subiaco per la celerità delle indagini, sottolinea «l’efficacia dei sistemi di videosorveglianza di bordo dei nuovi bus» per episodi su cui «l’azienda ha posto subito la massima attenzione».