Sacra Rota, al giudice condanna per pedofilia
Monsignor Amenta ha patteggiato un anno e due mesi
Un anno e due mesi di reclusione: monsignor Pietro Amenta, giudice della Sacra Rota, ha patteggiato ieri mattina questa pena per l’accusa di violenza sessuale e detenzione di materiale pedopornografico. Due gli episodi su cui il prelato ha scelto la strada del patteggiamento: il primo è un abuso che, secondo l’accusa contestata dalla procura, ha compiuto ai danni di un ragazzo di 20 anni nel 2 marzo 2017. Il secondo ne è una diretta conseguenza: la polizia giudiziaria, il giorno dopo, ha sequestrato il pc del religioso trovando nella memoria 82 foto di natura pedopornografica, realizzate con ragazzi minorenni.
Il monsignor Pietro Amenta, giudice della Sacra Rota, ha patteggiato ieri mattina una pena a un anno e due mesi di reclusione con l’accusa di violenza sessuale e detenzione di materiale pedopornografico. Due gli episodi su cui il prelato ha scelto la strada di chiudere i conti con la giustizia attraverso il patteggiamento: il primo è un abuso che, secondo l’accusa contestata dalla procura, ha compiuto ai danni di un ragazzo di vent’anni la sera del 2 marzo del 2017. Il secondo ne è una diretta conseguenza. La polizia giudiziaria, il giorno dopo, ha sequestrato il computer del religioso rinvenendo nella memoria del pc 82 immagini di natura pedopornografica realizzate con ragazzi minorenni.
Il prelato, residente a Roma dal 2013, è membro del più alto tribunale giudicante della Chiesa che decide sui processi in secondo e terzo grado. La cronaca di quello che, secondo gli inquirenti, è avvenuto nella notte dell’inverno dello scorso anno è stata ricostruita attraverso le parole della vittima dell’abuso, uno studente di un liceo artistico della Capitale che è stato assistito nel processo dall’avvocato Alessandro Olivieri. Il giovane ha raccontato di essere arrivato a piazza San Giovanni di Dio con il tram numero 8, dove aveva un appuntamento con la fidanzata. In attesa che la compagna terminasse le lezioni serali, si era incammina all’interno del mercato rionale. In quel preciso istante, secondo quello che ha riferito ai magistrati dell’accusa, lo studente ha detto di aver visto un uomo con gli occhiali avvicinarsi. Lui ha detto di essersi fermato e proprio in quel momento lo sconosciuto lo avrebbe afferrato nelle parti intime. La sia reazione non si fa attendere e urla: «Ma che fai?».
Parole che il sacerdote – capelli grigi e stempiato secondo la descrizione del liceale nemmeno pare ascoltare perché ripete il gesto. La rabbia del molestato esplode e cosi chi l’ha palpeggiato prova a scusarsi. Il giovane lo avverte che sta per chiamare i carabinieri. Ed è allora che il religioso - quella sera vestito un giacchetto beige a righe - replica: «Tu non hai capito chi sono io. Adesso me ne vado…». Proprio mentre prova a scappare, arriva un poliziotto che si lo blocca frapponendosi con la sua macchina in mezzo alla strada e poi arriva una pattuglia dei carabinieri. Appena scesi, gli agenti identificano lo sconosciuto e cosi si scopre che è il monsignor Amenta, nato a Grottole (Matera) nel 1962. Anche la ragazza del giovane, scesa dalla scuola verso le nove e dieci, conferma il racconto. Particolare: la zona, come riportato nella relazione del comando provinciale dei carabinieri, sarebbe frequentata da persona che si prostituiscono.