Rottura Calenda-Raggi, salta il tavolo
Polemiche tra i pentastellati dopo l’intervista di Colomban che attacca la sindaca
Dopo mesi di polemiche si sfiora la rottura, forse irreparabile, tra il titolare del Mise Carlo Calenda e la sindaca Virginia Raggi. Nell’accusare la giunta capitolina di «immobilismo, arroganza e incompetenza» il ministro minaccia di chiudere il tavolo per Roma. Su un altro fronte caldo, le critiche mosse alla sindaca dall’ex assessore alle Partecipate Massimo Colomban,il M5S fa quadrato. Tranne qualche eccezione: «Ribaltate le decisioni di Raggi».
«Guardate, c’è Colomban». L’intervista rilasciata al Corriere dall’ex responsabile delle Partecipate (Massimo, l’imprenditore fedelissimo di Casaleggio) infiamma le chat della squadra di governo Cinque stelle. A lanciare il sasso è Daniele Frongia che, pur senza allegare il link, richiama l’attenzione dei colleghi. Più tardi al telefono il delegato allo Sport sarà evasivo: «Ho letto solo il titolo, non voglio commentare». Se non fosse che al mattino, quando su
WhatsApp rimbalzano le esternazioni del manager chiamato a riordinare le società del Campidoglio («Virginia Raggi è una stakanovista ambiziosissima, non si lascia guidare da nessuno». E ancora: «Per le nomine ha individuato alcuni candidati di dubbia professionalità») cala il gelo. Qualcuno azzarda: «E che dice di Simioni (ad, dg e presidente di Atac, altro trevigiano planato nella Capitale)?». «Lo ha definito il suo braccio destro...». Ancora silenzio, gli assessori tornano offline.
Nel corso della giornata più aumenta l’eco di quelle parole, più sale il nervosismo. Da Palazzo Senatorio tacciono, mentre si consuma l’ennesimo strappo tra la sindaca e il titolare del Mise, Carlo Calenda, pronto a far saltare il «Tavolo su Roma». Nel frattempo, c’è chi non può fare a meno di notare «un certo tatticismo» nelle frecciate del manager veneto. I grillini romani fanno quadrato, in linea con l’ordine di scuderia «nessuno tocchi Virginia». Blindata, la prima cittadina, dall’aspirante premier Luigi Di Maio, che le ha affiancato i dioscuri Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. La tesi dei militanti duri e puri è che Colomban stia pensando di rientrare in politica, magari aderendo al «movimento delle Pmi» di David Borrelli, l’europarlamentare che ha appena rotto con il M5S per passare al Gruppo misto. Tesi rilanciata nei commenti al post della consigliera Gemma Guerrini che, su Facebook, pubblica l’intervista del Corriere. Con un’annotazione che potrebbe suonare come una critica. Alla frase di Colomban sulla «stakanovista Raggi» segue la postilla: «Io invece...». Una stoccata all’imprenditore? «Ma no, è uno scherzo — precisa Guerrini —. Facevo il verso a Travaglio». La sindaca è davvero così accentratrice? «Non ho esperienza di giunta, dunque non posso esprimere giudizi in proposito». Ma la sua opinione da consigliera? «Si assume le sue responsabilità, ma sempre in un clima di dialogo». La collega Cristina Grancio, sospesa e poi riammessa per le divergenze sul nuovo stadio della Roma, è di un’altra idea: «Non di rado le sue decisioni vengono ribaltate». Il primo esempio che le viene in mente? «Disse che all’incontro con i proponenti del progetto a Tor di Valle saremmo andati io e Berdini (Paolo, ex assessore all’Urbanistica). La sera gli accordi erano questi, ma il giorno dopo l’incarico non era più nostro». Chi pensa si sia messo di traverso? «Non ne ho contezza, ma noto che succede spesso anche nelle riunioni di maggioranza: ci si accorda su una linea e l’indomani cambia tutto». Il fastidio per l’ennesima polemica, mentre si avvicina le elezioni del 4 marzo, è palpabile nonostante l’aplomb nel dribblare le domande: dal capogruppo Paolo Ferrara al presidente della commissione Mobilità Enrico Stefàno è tutto un «no comment». Dietro le quinte, però, c’è chi non riesce a trattenere la rabbia: «Colomban è sempre stato mal digerito. Pensava di dettare legge, sulle nomine ci sono stati scontri furiosi. Quando se ne è andato in molti hanno tirato un sospiro di sollievo».