I residenti: è un buon inizio ma il rione deve rivivere Servono investimenti e vigilanza
«Un buon inizio». L’idea del Daspo, novità emersa dall’incontro di ieri in Prefettura sulla crisi dell’Esquilino, viene accolta da molti residenti come un segnale: «Almeno, qualcosa si muove». Comunque, le iniziative a presidio di piazza Vittorio, come l’occupazione simbolica del roseto abitato dai pusher, continuano: «Non ci fermiamo agli annunci».
Già prima dello stupro e della rissa con accoltellamento, residenti e commercianti riuniti nella nuova rete «EsquilinoVivo» si incontravano sulla chat «112» per segnalarsi i (brutti) fatti tra furti di qua, rapine di là, con lo spaccio quotidiano e i clochard accampati tra i cartoni. Insomma, una fotografia in tempo reale del rione che convengono tutti - sta sprofondando sempre più velocemente dentro un degrado mai visto.
E invece ieri, con la riunione in Prefettura, si è almeno riaccesa una speranza. «Non può certamente essere una soluzione definitiva, in ogni caso sì: siamo soddisfatti del ricorso al Daspo urbano. Significa che le nostre iniziative hanno avuto effetto». Anna Di Carlo, residente e titolare di un’agenzia immobiliare tra le «attiviste» delle domeniche al roseto nota già qualche differenza: «La piazza è visibilmente più presidiata - osserva lei che la vive ogni giorno -. C’è stata un’accelerazione, più pattuglie, operazioni antidroga nel parco, quindi dico avanti così, non nascondiamo più la polvere sotto al tappeto». Sul Daspo, in particolare, «è utile perché, oltre allo spaccio, l’altro grande problema resta il bivacco, vediamo persone fare i loro bisogni anche davanti alla porta magica, sporcizia che chiama altro degrado e così non se ne esce».
Nella lettera inviata alla sindaca Virginia Raggi associazioni e comitati della zona insistono su molti aspetti: più pulizia, più illuminazione, cura del verde, telecamere, cani antidroga. «Perché da solo, in ogni caso, il Daspo non basta spiega Francesca Donnini, residente per scelta dal 2010 che, nonostante tutti i guai del rione, non vorrebbe vivere da nessun’altra città -. Speriamo sia utile, anche se i dubbi restano legati alla sua efficacia a livello pratico: funziona se c’è una verifica costante e rigorosa e, soprattutto, se ci sono mezzi e risorse per controllare». Per questo l’annuncio del Daspo non significherà un disimpegno della rete di EsquilinoVivo: «Per riappropriarci dei luoghi dobbiamo creare occasioni di incontro, quindi ci saranno le domeniche al roseto e molto altro: festival di installazioni luminose, iniziative sportive, mostra fotografica a partire da un documentario di Andrea Segre, anche lui residente qui, noi non ci fermiamo».
Intanto, al bar Gatsby, durante una riunione tra commercianti dell’Esquilino con la presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi, si analizzano i problemi quotidiani. «Abbiamo parlato di come stimolare gli investimenti - racconta Luca, titolare del locale - di come far rivivere il rione, di come renderlo attrattivo favorendo, per esempio, il ritorno degli artigiani». Sulla sicurezza «si è pensato ad una linea diretta tra esercenti e forze dell’ordine», mentre sul Daspo c’è più scetticismo: «C’è già il foglio di via, perché dovrebbe essere più efficace?».