Antigone talebana
La tragedia di Sofocle con la regia di Tiezzi debutta all’Argentina L’azione si svolge in un ospedale-obitorio
Il regista «La protagonista è come i militanti dell’Isis che giustiziano quelli considerati infedeli»
Il conflitto tra la giovane Antigone, figlia di Edipo, e lo zio Creonte, fratello di Giocasta e re di Tebe. La materia del conflitto è la guerra fratricida tra Eteocle e Polinice: il primo è morto lottando per la patria, dunque ha diritto a onoranze funebri, mentre il secondo è morto da traditore, dunque il suo corpo resterà insepolto. Ma Antigone, sorella di entrambi, si ribella al re e, contro il suo volere, decide di seppellire Polinice: è destinata a essere essa stessa sepolta viva. Il tema cruciale della tragedia di Sofocle è quindi il seguente: rispettare le leggi del sangue o rispettare le leggi dello Stato?
Antigone è in scena al Teatro Argentina dal 27 febbraio con la regia di Federico Tiezzi, che firma anche la drammaturgia con Sandro Lombardi, qui nei panni di Creonte. Una produzione del Teatro di Roma e Compagnia Lombardi Tiezzi con Lucrezia Guidone nel ruolo del titolo. Ed è inquietante l’ambientazione scelta dal regista: l’azione si svolge in una sorta di ospedale-obitorio dove su una serie di lettini allineati si scorgono, coperti da teli, i cadaveri di quella che, a tutti gli effetti, è un’autentica carneficina, una tragedia tragica.
«Antigone è ferma, determinata nel suo intento - osserva Tiezzi - e, nelle sue farneticanti dichiarazioni, la vedo come i militanti dell’Isis mentre si accingono a giustiziare quelli che considerano infedeli. Una talebana nel palazzo di Tebe». Concorda l’attrice Guidone: «È vero: la mia eroina corre verso la morte con la determinazione di un kamikaze».
Mentre invece il Creonte interpretato da Lombardi è, in fondo, un uomo che nonostante il suo ruolo istituzionale di re tenta di trovare una mediazione: «A Creonte non piace fare il re - commenta l’attore - è costretto a condannare la nipote, perché colpevole di ribellione alle leggi del regno, ma cerca in tutti i modi di farla ragionare, di dissuaderla, di ricondurla a più miti consigli, arriva a implorarla...». Poi c’è Tiresia, qui incarnato da Francesca Benedetti, che a sua volta spinge Creonte a liberare la ragazza: «Un personaggio inquietante, l’indovino, un po’ maschio e un po’ femmina - suggerisce l’attrice certamente sopra le righe e che invade la scena con impronta visionaria medianica».
Lo spettacolo fa parte del progetto, condiviso dal Teatro di Roma e dalla Compagnia Lombardi Tiezzi, di una trilogia che, partendo dal
Calderon di Pasolini già rappresentato, affonda ora nel grande tragico ateniese particolarmente amato dal poeta friulano, per culminare, nel 2020, nella Tempesta di Shakespeare.
«Le nostre stagioni teatrali, artistiche e culturali - interviene il direttore dello Stabile capitolino Antonio Calbi - sono state costruite in questi anni intrecciando fili tematici e creando trame di senso, percorsi da seguire, approfondimenti cui affidarsi. Sconquassi famigliari o affari di famiglia e anatomie del potere sono le assi che sorreggono anche questa nuova produzione. Antigone è una tragedia dai riverberi tuttora contemporanei a conferma che i classici restano le fondamenta del nostro presente».