Sessant’anni di fiocchi e di sci da strada
La Capitale si imbianca una volta ogni sette anni. Arriva il gelo
Nella storia romana degli ultimi 60 anni, le nevicate significative (almeno 5-10 cm) si sono verificate a distanza media di 7 anni, quasi tutte in febbraio e molto meno frequenti a dicembre, gennaio e marzo.
I primi fiocchi, alla periferia nord della città, poco dopo l’una di notte di ieri. La neve è caduta poi ininterrottamente e, dopo due ore, attecchiva anche al centro, nelle strade meno fredde di Roma. In tutto una decina di centimetri, quel tanto da creare la magia sui monumenti storici e, allo stesso tempo, da dimostrare ancora una volta che la città non è preparata a questo evento: rami crollati in diversi quartieri, giù persino un cavo elettrico a Corso Trieste, treni bloccati, bus come mosche bianche.
È pur vero che, nella storia romana degli ultimi 60 anni, le nevicate significative (almeno 5-10 cm) si sono verificate a distanza media di 7 anni, quasi tutte in febbraio e molto meno frequenti a dicembre, gennaio e marzo. Il record spetta al 9-10 febbraio 1965: 40 centimetri e in periferia quasi mezzo metro di neve! In ordine di tempo, dal 1950 in poi, ricordiamo inoltre le fioccate del 9/2/1956, 10 cm e, due giorni dopo altri 20: è la mitica «Nevicata del 56» di Franco Califano, la canzone così bella cantata da Mia Martini.
Il 6/3/1971 caddero 15 cm; il 6/1/1985, la notte e il mattino dell’Epifania si ebbero 15 cm: i quarantenni appassionati di meteorologia, quasi tutti amanti del gelo e della neve, ripensano a quel giorno con nostalgia! Ma l’anno seguente, l’11 febbraio, la nevicata fu più abbondante: 23 cm. Ricordiamo poi l’11/2/1999, 5 cm e il penultimo episodio, nella notte tra il 3 e il 4 febbraio del 2012, 20 cm.
Come si può vedere, si tratta di un fenomeno non frequente ma possibile. E questa volta ampiamente ed efficacemente previsto dalla meteorologia. A parte le ormai famose scorte di sale, gli alberi, i treni e i mezzi pubblici della città dovrebbero essere preparati all’evenienza...
Questo episodio rientra nella attuale e più generale fase gelida del tempo, coinvolgente l’intera Europa orientale e centro-settentrionale. Le prossime notti, Vilnius, la capitale della Lituania, registrerà 19 gradi sottozero, per non parlare di Mosca: -24 °C.
È stato spiegato in questi giorni dai media che si tratta di una conseguenza del forte e rapido riscaldamento (anche 60 gradi in pochi giorni!) della stratosfera (siamo oltre i 15 km di altezza), possibilmente dovuto allo scarso numero di macchie sulla superficie del Sole, o a importanti eruzioni vulcaniche, o ancora a una forte spinta lungo i meridiani delle correnti atmosferiche, normalmente allungate sui paralleli e dirette da ovest a est.
Il caldo stratosferico spezza in due parti il gelido vortice situato sopra il Polo Nord, tanto che uno dei due lobi si deforma allungandosi fino al Nord America o all’Europa. Negli anni ‘70 i meteorologi avevano notato che il gelo sugli Stati Uniti d’America era seguito a distanza di due settimane da condizioni altrettanto rigide sul nostro continente.
Previsioni. Fine della neve (almeno per ora) e subito tre giorni da brivido, sino alla fine del mese, con temperature minime spinte a 6 gradi sottozero (12 meno del normale). Con il nuovo mese in arrivo, e con il probabile ritorno delle piogge intermittenti, si torna a valori notturni sopra lo zero. Un avviso: attenzione! Il momento più delicato è questo, per la presenza del ghiaccio sulle strade e sui marciapiedi.