«Un Paese senza leader» di Fontana Sul palco Mentana, Tajani e Veltroni
Tempio di Adriano, nella prima giornata di vero freddo invernale. Roma reagisce, e raggiunge piazza di Pietra. Si dibatte di politica senza valori in un «Paese senza leader» come ricorda il titolo del saggio (edito da Longanesi) firmato dal direttore del Luciano Fontana. La neve si è sciolta in fretta nella Capitale, ma non altrettanto velocemente si sono dissolti dubbi e domande dei lettori/cittadini alla vigilia del voto. E allora il parterre della presentazione romana si riempie, è attento, concentrato, i taccuini si affollano di appunti. In prima fila c’è Jas Gawronski: ascolta con cura, conosce bene l’arte della politica e della diplomazia. Poco più in là, il vice direttore del
Antonio Polito, insieme a molti colleghi. Pierluigi Battista conduce la conversazione a cinque: toni pacati, linguaggio sociologico. L’editoriale di Enrico Mentana, arriva preciso, e prepara il terreno: «Il libro racconta di una vera e propria bancarotta. Il paese è senza leader perché il gioco della politica è stato cancellato da chi aveva interesse. La politica non c’è più, è amministrazione». Gli altri due protagonisti, seppure su schieramenti opposti, si ritrovano d’accordo sulla necessità di una reazione. Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo: «Prendo questo libro come stimolo a ricominciare a credere nella politica, piuttosto che come il suo “De profundis”». E da Walter Veltroni un invito: «Alziamoci dalla zuffa quotidiana».