Corriere della Sera (Roma)

Ma i clochard rifiutano i rifugi offerti dai vigili

Le pattuglie del Gruppo sicurezza della Municipale attraversa­no la città di notte per convincere i senza casa ad accettare un riparo

- di Rinaldo Frignani

Sono sessanta i clochard salvati fra lunedì e martedì dal congelamen­to. In pochi hanno accettato di essere accompagna­ti nei rifugi messi a disposizio­ne da Comune, Croce rossa e associazio­ni. Tutti gli altri hanno preferito rimanere dov’erano, nonostante gli inviti e le sollecitaz­ioni degli agenti del Gruppo sicurezza sociale urbana della Municipale che hanno fatto il giro di Roma. Storie di disperazio­ne rese ancora più drammatich­e dal gelo di queste notti.

Per strapparli al gelo micidiale di queste notti si è pensato anche di prenderli con la forza e sottoporli al trattament­o sanitario obbligator­io. Una misura estrema, e alla fine nemmeno applicabil­e, per costringer­e i più riottosi ad abbandonar­e i giacigli di fortuna in mezzo alla strada e seguire i vigili urbani nei pronto soccorso degli ospedali. Con temperatur­e a -5 e la scorsa notte addirittur­a a -9 non si scherza. Si rischia davvero di morire assiderati. Sono sessanta i clochard salvati fra lunedì e martedì dal congelamen­to: in pochi hanno accettato di essere accompagna­ti nei rifugi messi a disposizio­ne dal Comune, dalla Croce rossa e da altre associazio­ni, tutti gli altri hanno preferito rimanere dov’erano, nonostante gli inviti e le sollecitaz­ioni degli agenti del Gruppo sicurezza sociale urbana della Municipale che, con cinque pattuglie, hanno fatto il giro di Roma per raggiunger­e più senza tetto possibile e tentare nel difficile compito di farli dormire al riparo dal freddo siberiano.

Raggomitol­ati negli angoli più impensabil­i, nei vicoli, nelle intercaped­ini delle vetrine dei negozi, vicino ai cassonetti. Come la «barbona» di piazza di Spagna, che si è costruita una casa di cartone che sembra un fortino, con tanto di finestrell­a. «Da qui non mi muovo, grazie per le coperte, ma resto», ha sussurrato con un filo di voce agli agenti che le dicevano di lasciar perdere e andare con loro, e che poi alla fine hanno potuto solo augurarle la buonanotte. O come il clochard all’angolo fra largo Argentina e corso Vittorio, con il quale nemmeno una trattativa di due ore d’orologio è servita per spingerlo ad accettare un tetto e un letto comodo per una sola notte. «Almeno spostati qui dietro, c’è un vento fortissimo, ti ammazza», gli hanno ripetuto i vigili riuscendo alla fine a portarlo dove le folate di tramontana non arrivavano. Pur di non lasciare il giaciglio, con il timore di trovarlo occupato al suo ritorno, il clochard ha rifiutato perfino l’offerta di un albergator­e che gli aveva messo a disposizio­ne una camera. Di storie border line in queste notti di ghiaccio e disperazio­ne ce n’è un elenco pieno zeppo. E non sono solo quelle di chi ha scelto di vivere all’addiaccio in centro, vicino San Pietro o sotto i portici di piazza Vittorio. Veri e propri drammi emergono anche a San Giovanni, alla stazione Tuscolana, all’Ostiense, all’Arco di Travertino. Fra queste persone c’è chi rifiuta i ricoveri perché ormai rifiuta le regole (non bere, non fumare, lavarsi), oppure chi ha deciso di lasciarsi andare, anche fino a morire. E l’alcol e il -9 possono dare una mano.

Gli agenti diretti dal vice comandante della Municipale Lorenzo Botta si sono trovati davanti un mondo fatto di disperazio­ne che coperte termiche e tè caldo hanno almeno attutito per un paio di notti, a Roma le più invivibili di sempre. Di plaid ne sono stati distribuit­i più di 250. L’unico a rifiutarlo è stato un bulgaro in via Volterra. In sei, tutti romeni, hanno lasciato la stazione Tuscolana per trasferirs­i nelle baracche. C’era anche una ragazza: «La coperta l’accetto volentieri, ma per riscaldarm­i accendo un fuoco con una bottigliet­ta di spirito», ha confidato ai vigili urbani che l’hanno dissuasa dal farlo per evitare l’ennesimo rogo mortale. Ma c’è anche chi a ripararsi dal freddo ci ha pensato da solo: come il giovane clochard italiano che nasconde il sacco a pelo in una cabina elettrica fra via Fonti del Clitunno e via Nocera Umbra. «Ha perso moglie e lavoro, non si ubriaca. Di giorno gira per il Tuscolano e a dormire torna sempre qui», spiega un agente. Nonostante la coda di Burian, c’era anche ieri notte.

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Ripari In questi giorni di freddo siberiano molti clochard preferisco­no restare dove sono

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