Elvis The musical fa rivivere il re del rock and roll
«Elvis The musical» in scena al Brancaccio da domani a domenica ripercorre la vita del mito del rock’n’roll
Elvis: the king. Il re del rock, l’icona pop per eccellenza, la voce e il ciuffo più adorati della storia della musica. Ma anche il megalomane che agli amici regalava Cadillac e a Memphis si è costruito una dimora più grande della Casa Bianca, Graceland, dichiarata monumento nazionale degli Stati Uniti. Il divo dalle tante manie, dal kung fu ai pianoforti in oro. E dai molti record: ha venduto oltre un miliardo di dischi (impossibile stabilire la cifra esatta); è il primo artista inserito in quattro categorie della Hall of Fame (rock, gospel, country e rockabilly); il primo nel 1973 a trasmettere un concerto via satellite in mondovisione (Aloha from Hawaii, che da Honolulu raggiunse oltre un miliardo di telespettatori); imbattuto sul fronte delle presenze contemporanee in classifica con 12 brani; l’unico a registrare 400 sold out consecutivi.
«Tutti si sono ispirati a lui, dai mostri sacri come Lennon e Bowie ai nostri Little Tony e Bobby Solo. Ma resta unico, per questo l’impresa più ardua è stata trovare chi potesse interpretarlo senza scivolare nella macchietta». Parola di Maurizio Colombi, autore e regista di Elvis The musical, in scena al Brancaccio da domani a domenica. Non un semplice show tributo ma una vera e propria commedia musicale, con una trama puntuale che ripercorre le tappe della vita e della straordinaria carriera del cantante del Mississippi. Firmata da un fan: «Elvis è il mio mito, lo ammetto. Ho sempre sognato di raccontare la sua storia oltre le canzoni – dice il regista – per rivelarne gli aspetti più intimi e gli aneddoti meno conosciuti».
Lo spettacolo parte dalla fine, dal funerale di Elvis con le immagini originali del corteo di 150 mila persone in lacrime che resero omaggio al feretro. Poi cavalca all’indietro, tra foto d’epoca e canzoni, fino al momento in cui il re tredicenne partecipa alla prima competizione canora. «Arrivò terzo ma fu l’inizio di tutto» commenta Colombi, che sul palco mescola verità, leggende e musica con un cast di 18 attori e un’orchestra con la tromba di Marco Brioschi e le percussioni di Alex Polifrone. In scena Presley ha due vite: la giovanile interpretata da Michel Orlando e quella adulta in cui entra Joe Ontario.
«Trovarli è stato difficilissimo – garantisce il regista – sono andato addirittura a Memphis negli studi della Elvis Presley Enterprises, dove ho ascoltato una registrazione della voce di Joe che mi ha fulminato. Poi, con la benedizione degli americani, ho lanciato il casting: si sono presentati in 900 da tutto il mondo, tra loro anche Ontario. Appena l’ho visto ho capito che era lui il mio Elvis». Nato in Canada con origini italiane, oggi vive a Triggiano in provincia di Bari, dove la sua passione per Presley ha convinto il sindaco a intitolare al re del rock la via dove risiede. Al Brancaccio indosserà la famosa tuta bianca borchiata con l’effige dell’aquila e il mantello. Pesa venticinque chili e arriva dall’unica fabbrica autorizzata a riprodurre i costumi di Elvis. Mentre sono autentici i memorabilia della mostra allestita nel foyer, ed è originale il gilet ospitato all’Hard Rock Cafe di via Veneto, dove il pubblico del musical ha diritto a sconti e promozioni. Per la gioia dei fan e la gloria di Presley.
Il regista Tutti si sono ispirati a lui, dai mostri sacri come Lennon e Bowie ai nostri Little Tony e Bobby Solo A Memphis Trovare i protagonisti è stato difficilissimo, sono andato negli studi della Presley Enterprises