Lazio, sfortuna ma non solo Inceppata la macchina da gol
Nelle ultime dieci gare, tra campionato e coppe, 3 vittorie e 13 reti segnate
Dal 28 gennaio La squadra biancoceleste è rimasta a secco in quattro occasioni
Cosa succede alla Lazio? Niente, si potrebbe pensare. Ha perso ai rigori contro il Milan e ha ragione Inzaghi quando dice che la sua squadra avrebbe meritato di più; è caduta al 93’ contro la Juventus dopo una partita nella quale i bianconeri «non hanno mai tirato in porta, e in vent’anni che gioco contro di loro non era mai successo» (è sempre l’allenatore che parla).
Incidenti di percorso piuttosto sfortunati, insomma, capitati per di più contro un’avversaria quasi invincibile – Gattuso non perde dal 23 dicembre e non ha preso gol nelle ultime 6 partite – e contro coloro che sono padroni del nostro calcio da sei stagioni, quasi sette. In fondo la Lazio resta in corsa nell’Europa League (giovedì prossimo andata degli ottavi) e continua a essere in piena lotta per la Champions.
Archiviare queste partite con il timbro «sfortuna», però, rischierebbe di essere controproducente e sarebbe anche sbagliato. Non può essere solo malasorte se la Lazio dal 28 gennaio ha vinto 3 partite su 10 e se in 4 di queste non ha segnato; né è un caso se in campionato ha perso 4 volte su 6, arrendendosi a squadre di vertice come Milan, Napoli e Juventus, ma anche al Genoa. Tra l’altro all’andata Inzaghi aveva battuto sia i rossoneri che i bianconeri, conquistando vittorie che avevano trasmesso entusiasmo, fiducia e consapevolezza. Qualcosa non funziona più come un po’ di tempo fa. Già: ma cosa?
La sensazione è che il problema principale della Lazio sia diventato quello che fino a poche settimane fa era il punto di forza della squadra: l’attacco. I 2 gol al Verona, i 5 alla Steaua (avversaria di rara inconsistenza) e i 3 al Sassuolo hanno un po’ nascosto le nuove difficoltà dei biancocelesti in fase realizzativa, ma le altre 7 partite di questo ciclo infelice parlano chiaro: la Lazio è rimasta 4 volte a secco e nelle altre 3 circostanze ha segnato in tutto 3 gol.
Un bilancio inusuale e preoccupante per una squadra che, nei primi cinque mesi e mezzo della stagione, non era riuscita a segnare soltanto alla Spal (prima giornata di campionato) e all’Inter (diciannovesima). Una macchina da gol, insomma, che ora ha perso efficacia. Perché?
Difficile attribuire responsabilità a Immobile. Lui quando ha le occasioni è ancora capace di sfruttarle e lo si è visto con i sei gol che ha segnato in sette giorni a Verona, Steaua e Sassuolo. Nemmeno fisicamente Ciro dà segnali di cedimento: l’infortunio è dimenticato, pressa e si propone per tutta la partita. Il fatto è che hanno perso smalto coloro che lo hanno ispirato finora, in particolare quel Luis Alberto che per mesi lo ha innescato, trovandolo con precisione e continuità nelle sue percussioni in profondità. Né Felipe Anderson sembra in grado di sostituire lo spagnolo come uomo assist: troppo discontinuo, almeno finora.
E non va trascurato il fatto che la Lazio ormai è nota a ogni avversaria: tutte si preparano per contrastarne le qualità, l’effetto sorpresa non esiste più, fare la differenza è diventato improvvisamente complicato. Per il momento Inzaghi non vuole saperne di cambiare un modulo che finora gli ha dato soddisfazioni straordinarie. In futuro, chissà.