Strade colabrodo La Procura apre l’inchiesta
Nel mirino dei pm Campidoglio e imprese
Sull’esposto delle associazioni di consumatori la Procura ha aperto un’inchiesta sull’emergenza buche nella Capitale. Al momento non ci sono indagati e ipotesi di reato ma nel mirino dei pm ci sono Campidoglio e imprese. Precedenti indagini hanno svelato come ha funzionato per anni la gestione degli appalti: tangenti per assegnarli a ditte amiche e risparmio (degli imprenditori) su quantità e qualità dell’asfalto utilizzato. L’intero dipartimento dei lavori stradali era finito sotto inchiesta.
Anche le più recenti voragini nel manto stradale di Roma finiscono in procura. Partendo dagli esposti delle associazioni di consumatori sul disastro di questi giorni, a piazzale Clodio è stato aperto un fascicolo per provare a risalire ai responsabili, che siano questi gli autori dei lavori o gli amministratori pubblici che non hanno vigilato sulla qualità degli stessi. Considerando l’ampiezza del fenomeno, il numero di strade interessate e la molteplicità dei municipi coinvolti non sarà semplice fissare a breve dei punti fermi nella genericità delle denunce e non a caso al momento non vengono ipotizzati reati, né sono stati iscritti indagati.
Gli accertamenti che verranno si innestano però su un lungo elenco di precedenti in materia. Non a caso l’inchiesta fa capo al procuratore aggiunto dei reati contro la pubblica amministrazione, Paolo Ielo. Lo stesso ambito che due anni fa portò a smascherare una cricca che si spartiva in modo illecito soldi e lavori degli appalti di manutenzione e rifacimento dell’asfalto. La più grande ed esaustiva inchiesta sul tema.
Era il 2015 e i pm Stefano Pesci e Alberto Pioletti alzarono il velo su giro complessivo da oltre 670 mila euro di tangenti, in cui era coinvolto quasi per intero il Simu, il dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana che ha sede in via Petroselli. Sul registro della procura finirono anche il direttore, Roberto Botta, accusato di concorso in turbativa d’asta e nove funzionari del dipartimento coinvolti a vario titolo. Una ventina in totale gli indagati, contando anche funzionari e tecnici dei municipi I, IV, V, VIII, IX, X, XII, XIV, XV oltre ad una manciata di imprenditori intervenuti nelle 33 gare truccate per un valore complessivo 16 milioni di euro. Le confessioni di quattro tecnici del Simu spiegarono come venivano assegnati i lavori e come si risparmiasse sulla qualità e quantità dell’asfalto. Parziali i risultati a processo. Si trattava in molti casi di gare del 2010 e reati caduti quindi in prescrizione. Per Botta è stata chiesta l’archiviazione. Un suo collaboratore, Stefano De Angelis, ha ricevuto una condanna a 5 anni in primo grado, per aver preso 114 mila euro di tangenti da Luigi Martella (arrestato), titolare di numerose ditte coinvolte. Tra abbreviati e patteggiamenti altri cinque funzionari hanno ricevuto pene sotto i tre anni, restituendo in parte le tangenti. Anche la Corte dei conti si è mossa e sta ultimando la stima del danno erariale.
Ma in mancanza di un piano di rifacimento complessivo delle strade, quei lavori mal fatti stanno ancora facendo patire le loro conseguenze ai romani, perché le buche sono state tappate con rattoppi mal fatti che a loro volta creano nuove voragini. Come racconta un’altra inchiesta più recente. Pochi giorni fa sono finite a processo quattro persone: i responsabili della ditta a cui era stato dato l’appalto per la riqualificazione del manto stradale di via Acquaroni (2013, periferia est della città) e due dirigenti del municipio VI. Alla ditta sarebbe stata pagata una quantità di asfalto di molto superiore a quella poi usata.
Il precedente Due anni fa individuata una cricca che si spartiva i soldi e gli appalti per le strade