Doppie file, torna il carro attrezzi
Gara ad aprile da 500 mila euro, sarà su strada a novembre. Nel frattempo tutto come prima
Dopo tre anni di assenza i carri attrezzi torneranno a girare per le vie della Capitale. Ad aprile il Comune bandirà l’appalto, per il quale sono previsti 500 mila euro, e a novembre il servizio rimozioni dovrebbe ricominciare. Due le ipotesi per l’aggiudicazione allo studio del Campidoglio: un appalto «tradizionale» oppure, ha spiegato il dg capitolino Franco Giampaoletti, «un aggregatore assimilabile a My Taxi o Foodora: in questo caso la gara andrebbe a individuare un soggetto che predisponga una struttura di software e possa avere un collegamento con i consorzi operativi». Quest’ultima formula, farebbe risparmiare ma limiterebbe le rimozioni a 30 mila all’anno. Con la prima ipotesi, invece, sarebbero 45 mila.
Diventerà più rischioso lasciare l’auto nelle isole pedonali, cosa avvenuta spesso negli ultimi tempi in piazza Borghese, o parcheggiare alle fermate degli autobus. Oppure sostare nel sottopasso del lungotevere, come oggi accade sotto piazza della Libertà. Dopo più di due anni di assenza, ritorneranno i carri attrezzi. Lo ha deciso il Campidoglio, che ieri ha annunciato che ad aprile partirà la gara per il servizio di rimozione delle auto: l’importo stimato, circa 500 mila euro, è già stato inserito in una variazione di bilancio che dovrebbe arrivare in Aula nelle prossime settimane. Ma prima di rivedere i temuti carri gialli o le ganasce per le vie della Capitale bisognerà aspettare novembre: esattamente tre anni dopo, quindi, il fatidico novembre 2015, quando l’allora comandante dei vigili urbani Raffaele Clemente non convalidò l’aggiudicazione dell’appalto alla «Società laziale traffico CLT» perché due consorziate «erano risultate responsabili», secondo l’Agenzia delle entrate «di violazioni fiscali accertate in via definitiva».
A delineare il nuovo quadro - abbandonando così l’idea che era stata espressa circa un anno fa dal presidente della commissione Mobilità Enrico Stefano, di affidare il servizio all’Atac - è stato il direttore generale del Campidoglio Franco Giampaoletti, che ieri ha spiegato che ci sono in ballo due ipotesi per l’appalto, il cui costo sarebbe lo stesso. Il primo è «una gara in cui si affidi il servizio a un’impresa che si viene a creare per dedicare un complesso di mezzi ed uomini alle esigenze del Comune di Roma», ha chiarito Giampaoletti durante la seduta della commissione capitolina Mobilità. Il secondo modello, invece, «su cui saremmo i primi in Italia, ma è già sperimentato in Europa, è un aggregatore assimilabile a My Taxi o Foodora: in questo caso la gara andrebbe a individuare un soggetto aggregatore che predisponga una struttura di software e possa avere un collegamento con i consorzi operativi. Questo secondo modello - ha aggiunto il direttore generale del Campidoglio - consente di abbassare di circa due terzi il costo fisso al quale il Comune deve far fronte e riduce del 40 o 45 per cento la copertura dei costi di investimento».
Ma ci sarebbe anche un altro dato importante: «Con il primo modello le rimozioni annue sarebbero sulle 45 mila, con l’altro sulle 30 mila». Ancora: nel primo caso «la gara dovrebbe durare minimo quattro anni, mentre nel secondo non più di due, quindi anche con la sola previsione biennale si rientra in bilancio», ha aggiunto Giampaoletti. In entrambi i modelli comunque devono essere garantiti quattro depositi in quattro quadranti della città «per ridurre i tempi di rimozione e per agevolare il tempo di recupero per i cittadini a cui l’auto è stata rimossa».
Perplessità sono state espresse sul secondo modello da Enrico Stefano e da altri consiglieri di maggioranza e opposizione, tra i quali Ilaria Piccolo del Pd: hanno riguardato i tempi per l’avvio di un modello non sperimentato. E in ogni caso rispetto ai 60 dipendenti del consorzio Ctl che protestano da mesi è stata garantita ogni possibile tutela.
I modelli Due le ipotesi: l’appalto tradizionale oppure l’affidamento a un «aggregatore»