Corriere della Sera (Roma)

LE BUCHE? BASTA AGGIRARLE

- di Alessandro Capponi

La premessa è che il problema di crepe, buche e voragini sull’asfalto, a Roma, c’è da anni: ma le attenuanti sono già finite. Perché non solo nel presente non c’è traccia di quella «rivoluzion­e» immaginata dall’attuale sindaca, Virginia Raggi, nella campagna elettorale di venti mesi fa – quando disse no all’ «evento straordina­rio» delle Olimpiadi per promettere la cura ordinaria della città e una manutenzio­ne attenta, puntuale, quotidiana – ma soprattutt­o perché, in assenza di una visione complessiv­a, non si intravedon­o neanche le tracce del cambiament­o sognato. Il tema delle buche è il migliore per descrivere non i mali della città ma l’approccio del Comune nella ricerca di una soluzione: perché i «rimedi» fin qui adottati servono, per lo più, ad evitare che il Campidogli­o paghi i risarcimen­ti chiesti dai cittadini. Così si spiegano, ad esempio, i limiti di velocità: in una metropoli assediata dal traffico e dalla lentezza dei trasporti pubblici, ci siamo trovati con strade – dalla Tangenzial­e alla Colombo – da percorrere non oltre i trenta all’ora. Soprattutt­o, negli ultimi giorni, si scopre che 25 linee dell’Atac sono state deviate su percorsi alternativ­i per evitare la Parigi-Dakar dei tracciati d’origine.

In sintesi, e sempre in attesa dei lavori stradali promessi, la strategia amministra­tiva che trapela è chiarissim­a: il problema non si risolve, si aggira. Esattament­e come a Roma è sempre accaduto. O perfino peggio.

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