E San Lorenzo dà l’ultimatum al Campidoglio
I legali del Comitato mandano la diffida. Al centro decoro, sporcizia e rumore
Per censire le utenze non basta bussare e chiedere quante persone vivono in una casa Emanuele Venturini Una app Farà da sentinella quando si svuotano i bidoni
Sale il livello della protesta nel quartiere San Lorenzo. Dopo i cortei e i cleaning day, ora tocca agli avvocati. Partirà oggi la diffida legale indirizzata a Comune, Ama e II Municipio che intima «a ciascuno, per quanto di sua competenza, di adottare i provvedimenti più efficaci al fine di far cessare gli abusi e le situazioni di degrado nel più breve tempo possibile». Un ultimatum di 15 giorni, scaduto il quale si passerà alla denuncia in tribunale. Oltre alle inefficienze del servizio di raccolta dei rifiuti, con i sacchetti accumulati negli androni anche per due settimane, gli abitanti lamentano l’invivibilità diffusa: un diritto, quello alla salute e al riposo, del quale si sentono privati e che sono pronti a difendere in tribunale.
In attesa di un nuovo incontro con i tecnici di Ama, i residenti sono scettici sull’introduzione del «porta a porta» sul modello del quartiere ebraico annunciato dalla sindaca: «Per censire le utenze non basta bussare e chiedere quante persone vivono in un appartamento — contesta Emanuele Venturini, presidente del comitato San Lorenzo —. Sappiamo che almeno la metà della popolazione non è registrata e in ogni palazzo ci sono almeno due-tre case vacanze». «Secondo la Raggi sarebbero stati scoperti 3.500 evasori, ma se il metodo utilizzato consiste nel leggere il nome sul citofono o sulla cassetta della posta... Ci sembra poco professionale», obietta una sanlorenzina di ritorno, Sonia Ciuffetti, che si è ritrasferita da poco in via dei Sardi. La controproposta è incrociare i dati sulla produzione di rifiuti con quelli dei consumi di acqua e gas: «Lo abbiamo suggerito all’amministrazione — racconta Venturini — . Hanno detto che ci avrebbero fatto sapere, ma non abbiamo più avuto riscontro». Nel frattempo, i cittadini stanno sviluppando una app in collaborazione con un gruppo di ingegneri della Sapienza che fungerà da «sentinella» per monitorare lo svuotamento dei bidoni collocati negli androni e valutare la qualità del servizio. Se il livello risulterà scadente, scatterà la segnalazione con successiva richiesta di rimborso della Tari.
L’avvio del «porta a porta» prevede che i contenitori restino soltanto negli edifici dotati di cortili interni e spazi arieggiati: per la raccolta dell’umido sono previsti tre passaggi associati un giorno alla plastica, gli altri a carta e indifferenziata. Bocciata, invece, l’ipotesi di realizzare domus esterne, poco adatte al territorio: «In alternativa abbiamo chiesto le isole mobili e 60 nuovi cestini di ghisa nei punti più critici: vicino ai locali e ai negozi di food, dove si concentra la movida notturna». Per migliorare il decoro i residenti vorrebbero anche il lavaggio e la sanificazione delle strade nei finesettimana, lo spazzino di quartiere e una squadra fissa di operatori Ama.