Corriere della Sera (Roma)

Strade intatte e alberi che non cadono Ecco Siviglia dopo 15 giorni di pioggia

- Fulvio Fiano

La normalità è uno choc quando l’anormalità è la regola. Siviglia, un week end di temporali e bufere, al termine di due settimane di forte maltempo. Un clima «barbaro», come viene definito per il suo carattere selvaggio. Eppure non una buca si apre lungo la circonvall­azione esterna (una sorta di Tangenzial­e est capitolina), non una pietra del basalto del centro storico (come i sampietrin­i romani) appare sconnessa, non c’è un ramo a terra anche se i giardini del Real Alcazar sono chiusi per precauzion­e, e i fiumi d’acqua che scorrono verso i chiusini nei momenti di maggior intensità della pioggia, spariscono un minuto dopo che questa smette. Non ci sono allagament­i o corse di bus saltate. La spazzatura viene raccolta in bidoni che si aprono al sottosuolo e non ci sono sacchetti che galleggian­o in strada. Anche gli argini del Guadalquiv­ir, sgombri di fango, smottament­i, insediamen­ti abusivi, tornano terreno per ciclisti e corridori. La Cartuja, ex zona industrial­e dismessa, è rinata con i fondi dell’Expo ‘92. E le antiche fabbriche di ceramiche (come forse potevano essere il Gazometro o l’ex Miralanza con i fondi olimpici) sono delle oasi di verde e cultura. Piove come non ci si aspetta in una città Andalusa, eppure questo non diventa una notizia di cronaca (nera) sui giornali del giorno dopo.

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