Le scritte del ’400 rimosse per il Giubileo del 2000 e lasciate in un deposito
Ma quando le scritte del Pontefice che fece erigere la Cappella Sistina e inaugurò la biblioteca Vaticana sono cadute nel dimenticatoio? Era il Duemila. Il Giubileo rendeva urgenti i lavori di rifacimento del ponte e sia le due iscrizioni che i trofei laterali furono rimossi. Dopo aver sostituito le scritte con altrettante copie (zeppe di errori linguistici), qualcuno parcheggiò gli originali in un magazzino e in seguito dimenticò di possederle: le epigrafi sprofondarono in uno stato di malinconico abbandono.
A volte serve qualcuno che ci indichi la realtà. In questo caso due professori, uno dei Lincei e l’altro della Sapienza, ossia Marco Guardo e Maurizio Campanelli, preoccupati per la sparizione (e per quanto avevano letto sul Corriere della Sera circa lo stato di approssimativa conservazione del deposito) presentarono un esposto ai carabinieri del nucleo della Tutela dei beni culturali. I due si erano documentati sulle condizioni del magazzino all’ex Mattatoio: «Le epigrafi — si legge nella denuncia — giacevano malamente collocate in un letto di detriti...deposte su un lato sinistro del capannone una accanto all’altra, di cui una tenuta in piedi da due tubi innocenti arrugginiti senza alcuna protezione e l’altra senza nessun supporto». A completare il quadro sconfortante, il fatto che il varco fosse accessibile a chiunque.
La denuncia fa partire l’inchiesta del procuratore aggiunto Roberto Cucchiari. Le opere vengono sequestrate e trasferite al Casino del Graziano (sono visitabili su prenotazione). L’indagine, senza veri responsabili, va in archivio. Oggi, mentre la Sapienza organizza un evento dedicato alle due scritte, i professori lanciano un appello: «É stato fatto un enorme passo avanti, ci auguriamo che, coniugando conservazione e fruibilità, le epigrafi siano trasferite in una sede museale più adatta». Quali superstiti del disinteresse romano per i suoi monumenti.