Miltos Manetas trasforma il Maxxi in un computer
Manetas per «Internet Paintings» ha trasformato una sala nel desktop di un computer. Il pubblico può interagire con il suo lavoro
Quello che stupisce di Miltos Manetas, capostipite dei movimenti artistici Newpressionism e Neen, è la capacità di afferrare l’immaginario digitale con la pittura più analogica possibile, quella a olio, corposa e irreversibile. È la potenza concettuale abbinata alla manualità estrema di un artista che non vuole semplicemente riflettere sulla tela le immagini proiettate dagli schermi di computer, tablet e smartphone, ma piuttosto replicare «in natura» il sistema «tecnologico».
«Il museo è il computer, io sono il sistema operativo e le opere sono come pagine web da riempire di contenuti, fisici e ideali, utilizzando il software dell’arte in ogni sua interattività. Per questo invito qui amici e pubblico a interagire col mio lavoro», ha detto l’artista greco ieri al Maxxi presentando la personale Internet Paintings, da oggi al 20 maggio al museo di via Guido Reni (dove lui sarà a disposizione dei visitatori dal lunedì al venerdì. Info: www.maxxi.art). Il filo logico è sottile, a tratti aggrovigliato, ma arriva in maniera inequivocabile alle questioni su cui riflette l’arte di Manetas: libertà, linguaggio ed esistenza intesa come presenza. «Su internet si raggiungono informazioni di ogni tipo e si comunica liberamente – ha detto il pittore – ma ricordiamoci che questo è possibile solo all’interno dei confini predefiniti dal sistema operativo di ciascun dispositivo elettronico, che ha una sua precisa esistenza materiale e una sconfinata presenza immateriale».
Così è partito da una sua opera della collezione Maxxi, Italian painting del 2000, per trasformarne una sala nella materializzazione del desktop di un pc, con i quadri disposti come tante finestre di lavoro online, sospesi sulle teste dei visitatori ma pronti a essere rimanipolati nei prossimi mesi seguendo il flusso del pensiero di Manetas e le urgenze espressive che sorgeranno nel confronto con i suoi ospiti. Entrando si sente odore di pittura fresca, mentre sulle tele si riconoscono le icone di Google, Skype, Ebay, poi cellulari, selfie, immagini di nudi e geo localizzazioni su cui Manetas proietta dei video a intermittenza. Aggiunge ed rimuove contenuto senza sosta. Sposta la disposizione delle opere, ritocca le frasi scritte con i font più celebri del web. È inarrestabile, come il pensiero che esplora l’immaginario dell’era contemporanea. In linea con le altre retrospettive che inaugurano oggi al Maxxi: Disegno Ergo Progetto con le opere di 21 architetti italiani, e When sound becomes form sulle sperimentazioni sonore in Italia dal 1950 al 2000.