I CITTADINI E IL BENE COMUNE
Virginia Raggi, sindaca di Roma, domenica scorsa incontrando i vertici di «Retake», che da anni pulisce (gratuitamente e con lo solo volontari) tanti muri di Roma, ha annunciato: «Siamo convinti che la partecipazione civica sia fondamentale. Vogliamo infatti che sempre più cittadini si prendano cura del nostro bene comune. E per questo siamo al lavoro per cercare di regolamentare al meglio le forme di collaborazione tra cittadini e amministrazione». Evviva: la frase della sindaca suona come un bel passo avanti. È l’attesissimo impegno nei confronti di una congrua fetta della cittadinanza, la migliore, quella disposta a impiegare tempo ed energie per migliorare la città. In tanti aspettano che si passi dalle parole ai fatti: è intollerabile che una organizzazione di base come Amuse non riesca ad avere nemmeno un cenno di risposta alla proposta di piantare nuove essenze arboree nel II Municipio al posto di quelle morte per malattia o schiantate dalla neve. Domenica abbiamo dato spazio alla nascita di una rete di 113 associazioni, la Coalizione per i Beni Comuni, che ha deciso di raccogliere 5 mila firme per poter far discutere in Consiglio comunale il «Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la rigenerazione e la gestione condivisa dei beni comuni urbani». Accettare la sfida di questa proposta e aprire le porte del Campidoglio alla cittadinanza attiva sarebbe un merito storico della giunta Raggi.