Regione, giunta in 10 giorni Pd-M5S trattano
Zingaretti ha 10 giorni per fare la giunta e pensa di affidare alcune commissioni del consiglio alle opposizioni. I dem stanno per incontrare il M5S. FdI propone una mozione di sfiducia
Dopo la proclamazione in Corte d’Appello, il presidente del Lazio Nicola Zingaretti lavora alla formazione della giunta, da presentare entro 10 giorni. Resta il nodo della governabilità, con il centrodestra pronto alla mozione di sfiducia. Ma secondo gli insider, il governatore presenterà un programma in 1o punti «e chi ci sta, ci sta». Gli interlocutori, mentre si prepara il terreno per il dialogo, sarebbero M5S e Pirozzi.
Barillari del M5S «Contatti con il presidente ci sono: vedremo»
Dieci giorni per definire la squadra. Dopo la proclamazione in Corte d’Appello, che inaugura il suo secondo mandato alla guida del Lazio, Nicola Zingaretti lavora alla formazione della giunta: un mosaico che, raccontano i suoi, «il presidente ha già in mente anche se non ne parla». Il nodo degli incarichi, mentre imperversa il toto-nomi, potrebbe sciogliersi all’inizio della prossima settimana: «Lunedì o martedì convocheremo una conferenza stampa», rivelano i fedelissimi del governatore.
Nel frattempo resta l’incognita della governabilità, con il centrosinistra uscito vincitore dalle urne, ma con un eletto in meno, 25 a 26, rispetto alle opposizioni in Consiglio. Se i canali ufficiali tacciono, sottotraccia sarebbero già partiti i primi contatti informali. L’ipotesi è che Zingaretti arrivi al primo Consiglio, che potrebbe essere convocato il 3 aprile, con un programma in 10 punti: «E chi ci sta, ci sta», ragiona un insider. Salvo colpi di scena, i possibili interlocutori sembrano restringersi a due: i pentastellati e il civico Sergio Pirozzi. Nel centrodestra ieri la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha proposto al gruppo, come primo atto alla Pisana, la mozione di sfiducia. Una posizione che, non solo dagli avversari, viene interpretata come un segnale di debolezza: «Ormai è iniziata la fuga da FdI. La Meloni prova a rincorrere Salvini, ma è una partita persa». In serata, il segretario della Lega rilancia: «Pd e Zingaretti non hanno i numeri per governare. Invito tutta l’opposizione a un atto di coerenza, per fare in modo che la parola torni ai cittadini. Per quanto ci riguarda siamo pronti alle dimissioni o a votare la sfiducia». Stefano Parisi, il candidato di centrodestra
battuto il 4 marzo, condivide la proposta ma «nel merito delle questioni», in primis la sanità. E mentre si fanno sempre più insistenti le voci di un possibile avvicinamento tra i dem e i Cinque stelle, il consigliere grillino Davide Barillari rimanda ogni decisione al gruppo: «Il contatto con Zingaretti c’è, vedremo lui cosa vuole fare: se rimanere alla Regione o ritagliarsi
un ruolo nazionale». Quanto alle chance che «l’anatra zoppa» riesca a volare, Valentina Corrado, la più votata nel M5S, ribadisce: «Vogliamo confrontarci sui temi con senso di responsabilità verso i cittadini. Se verrà meno l’impegno sui punti programmatici, la mozione di sfiducia è nel cassetto».