Mariam, arrestata una ragazza inglese
Identificate 5 bulle. Ostia la ricorda
Una arrestata, altre 5 identificate. La polizia di Nottingham ha individuato la baby gang che ha pestato Mariam Moustafa, la 18enne morta in ospedale dopo tre settimane di coma. Sulla vicenda la procura di Roma, ha aperto un fascicolo per omicidio preterintenzionale aggravato dall’odio razziale, aggravante che per gli investigatori inglesi è insussistente.
L’indagine punta anche a verificare se tutto abbia funzionato a dovere nella sanità inglese. Intanto acquisite al Bambino Gesù le vecchie cartelle cliniche della ragazza, mentre Ostia l’ha commemorata.
La svolta è arrivata nel pomeriggio di ieri. E, anche se non chiarisce tutti gli aspetti (il movente dell’aggressione, ad esempio, è ancora da accertare) rappresenta un punto di partenza fondamentale in questo caso di bullismo oltre confine: «Sappiamo come è andata a Parliament Street: abbiamo identificato un gruppo di sei ragazze, una è stata arrestata». Così Rob Griffin, sovrintendente capo della Nottinghamshire Police. Sono le giovani della baby gang accusate di aver aggredito Mariam Moustafa, la diciottenne nata e vissuta a Ostia che nel 2014 si era trasferita in Inghilterra con tutta la famiglia. Il 20 febbraio scorso la ragazza era stata pestata da un gruppo di minorenni su un autobus preso a Parliament Street con un amico. Inutile il tentativo di difenderla: Mariam è morta dopo tre settimane di coma al Nottingham City Hospital.
Fra le ragazze identificate ci sarebbe anche Tisha, una delle giovani che l’avrebbero presa di mira per ragioni ancora sconosciute ma che, per gi agenti inglesi, esulano dall’odio razziale.
Un caso sul quale ora indagano anche i carabinieri del Nucleo investigativo di via in Selci che, sabato scorso, hanno già avuto un primo contatto con Scotland Yard e Nottinghamshire Police. Altri ne seguiranno nei prossimi giorni per cercare di chiarire le dinamiche della vicenda. L’inchiesta per omicidio preterintenzionale aggravato dall’odio razziale è coordinata dai pm Tiziana Cugini e Sergio Colaiocco.
Nel frattempo i militari hanno acquisito al Bambino Gesù la documentazione medica di Mariam già in cura nell’ospedale specializzato del Gianicolo per una malformazione cardiaca. Perché questo accertamento? Per il momento è l’unico passo che i carabinieri possono fare in casa nostra (non è prevista una loro trasferta in Inghilterra) per verificare una delle due tranche d’indagine sulla tragica fine della studentessa sottoposta a pestaggio.
La denuncia dei familiari di Mariam solleva vari dubbi. Oltre al sospetto che la giovane sia morta per un colpo alla testa sferrato durante l’aggressione, c’è quello che sia rimasta vittima di un caso di malasanità. In questo senso la fine di Mariam suscita un doppio allarme: quello destato dal pestaggio ad opera di un gruppo di bulle e l’altro, scaturito da dimissioni apparentemente incomprensibili dall’ospedale inglese.
Si tratta solo di un’ipotesi Mariam Moustafa, 18 anni, era nata a Ostia per il momento ma la ragazza era stata mandata a casa la notte stessa dal Quees’s Medical Centre, e si era sentita male al suo rientro. In una lunga intervista al programma Le
Iene la sorella della vittima si era sfogata: «Mariam non riusciva a respirare, aveva l’espressione sottosopra», aveva detto.
Non è tutto. In un video messo online l’estate scorsa, la stessa Mariam accusava i medici di quello stesso ospedale di non averle voluto prescrivere il Lasix, medicinale al centro della terapia che le era stata prescritta al Bambino Gesù.
Il sospetto è che la ragazza sia stata vittima di una serie di negligenze da parte dei medici dell’ospedale. Ecco perché gli investigatori hanno acquisito la documentazione dell’ospedale romano. É solo un’indicazione ovviamente — l’Italia non può svolgere indagini in un altro paese, saranno gli inquirenti inglesi ad approfondire la questione — ma la pista è suggerita dagli stessi familiari di Mariam.