GLI SCONTI AL KILLER DI MICHELA
Pubblichiamo una lettera inviata al giornalista Andrea Purgatori sulla morte di una insegnante, uccisa nel 2017 dal suo compagno. È firmata da colleghi e amici della vittima. L’uomo oggi sarà a processo con rito abbreviato: avrà tutte le attenuanti.
Le scriviamo come amici e colleghi di Michela Di Pompeo, uccisa il 1° maggio 2017 dal suo compagno.
Non ci rivolgiamo a lei solo spinti dal grande dolore che giornalmente viviamo a scuola, Michela come noi era un’insegnante, ma perché la sua per noi incomprensibile, inaccettabile fine dia una speranza alle donne.
È stato concesso a chi l’ha uccisa il rito abbreviato, la legge lo consente anche per atti così efferati. Sappiamo che sono state presentate tutte le attenuanti e non le aggravanti e allora ci chiediamo come sia possibile che la legge, a fronte di tante donne private della vita dai propri compagni - in questo caso usare questa parola è aberrante, ma forse rende evidente il terribile tradimento della fiducia da parte di un uomo nei confronti di una donna -, possa ancora concedere tali procedure e anche lo sconto di pena.
Ora, perché il sistema giudiziario è oberato, perché un’istituzione fondamentale per la vita in un sistema equo non riesce ad essere civilmente riformata, si consente che un uomo che ha ucciso non ne subisca le dovute conseguenze.
Quale messaggio viene inviato così agli uomini che ancora considerano le donne una proprietà, degli esseri da poter annientare qualora non rispecchino il proprio immaginario basato su secoli di soprusi impuniti?
Ogni tre giorni viene uccisa una donna. Oggi vi sarà il giudizio per l’uomo che ha ucciso Michela e noi non desideriamo certo una pena irragionevole. Pensiamo, infatti, che non vi sia rimedio e giustizia umana che possa cancellare il male se non la sua stessa prevenzione, desideriamo solo che lei che insegnava letteratura ed educazione alla cittadinanza, trasmettendo ai nostri alunni, anch’essi annichiliti dal dolore per la sua morte violenta, i principi della Costituzione, lasci ancora una volta una testimonianza del valore del rispetto reciproco, del rifiuto di ogni forma di violenza e prevaricazione dell’altro.