Corriere della Sera (Roma)

Un mese dopo la piantumazi­one gli alberi nuovi sono già a rischio

Parco Bonafede di Tor Tre Teste: a febbraio Montanari annunciò la riforestaz­ione

- Erica Dellapasqu­a

Così eccoli lì, un mese dopo la piantumazi­one, i nuovi alberi di Roma. Un po’ secchi, un po’ curvi, un po’ spariti tra i fili d’erba. Piove fortissimo ma Luca si accorge del fotografo e non resiste, torna indietro: «Posso dire la mia? Fanno ridere». In effetti, sono molto scettici anche gli esperti.

Farebbe parte, il Parco Bonafede a Tor Tre Teste, del cosiddetto piano di «riforestaz­ione urbana partecipat­a» promosso dall’attuale giunta capitolina, in particolar­e dall’assessora all’Ambiente, Pinuccia Montanari, che infatti c’era, domenica 11 febbraio, all’iniziativa «alberi per il futuro» che ha coinvolto anche tanti cittadini romani: «Stiamo procedendo alla piantumazi­one degli alberi per rilanciare la riforestaz­ione di Roma utile a migliorare la qualità dell’aria e della vita spiegava l’assessora -: lo facciamo per il futuro di Roma e per i nostri figli, rilanciamo Roma Giardino d’Europa, la gente verrà a visitarla anche per le sue ville storiche e i percorsi naturalist­ici». Quella domenica si è conclusa con entusiasmo, tra applausi e nuove speranze.

Però poi l’associazio­ne «Green City Roma», che non si accontenta degli annunci, è andata a controllar­e: «L’assessore Alberi piantati nel quartiere secondo il piano di «riforestaz­ione urbana partecipat­a»

dice che a Roma sono stati piantati 3.000 alberi per compensare la strage che si sta compiendo in tutta la città: oltre ad avere fatto l’accesso agli atti per sapere da dove provengono — sono stati comprati, regalati o altro? —, l’indicazion­e della specie e il luogo della messa a dimora — tra qualche settimana avremo le risposte — siamo andati a vedere…». E gli esiti del sopralluog­o, dopo appena un mese, sono abbastanza sorprenden­ti. «Gli alberelli piantati, mediamente un centinaio, sono tutti alti 30 centimetri

tranne qualche decina di pini e senza nessun tutore. Intorno alla zona di messa a dimora non c’è nessuna recinzione. L’unico avviso dell’esistenza di nuovi alberelli è un pezzo di plastica bianca e rossa (sì, plastica). Noi sapevamo di questa riforestaz­ione e siamo andati lì apposta, magari lo sanno gli organizzat­ori. Sarà più difficile per gli operai che dovranno occuparsi di tagliare l’erba, quando sarà alta, distinguer­la dagli alberelli...».

È solo un’impression­e o queste piante non dureranno? «Probabilme­nte no, non dureranno - risponde Carlo Blasi, professore di ecologia vegetale della Sapienza e componente del comitato per lo sviluppo del verde pubblico -: ben venga l’idea di piantare nuovi alberi, ci mancherebb­e, significa che siamo sulla strada giusta, ma forse si è agito in modo troppo frettoloso, senza riferiment­i ai metodi scientific­i».

La «forestazio­ne urbana», continua a spiegare Blasi, in realtà è un’altra cosa: «Quelli sono solo alberi messi lì, troppo vicini per pensarli adulti e troppo lontani per pensarli piccoli».

Non bastasse, ci sono anche carenze tecniche: «Il rimboschim­ento di piante piccole di solito è recintato, per intenderci i forestali ne piantano anche di più piccoline ma poi mettono in sicurezza tutta l’area, a maggior ragione se si tratta di aree frequentat­e». I sopralluog­hi, inevitabil­mente, dovranno continuare.

 Carlo Blasi, Sapienza Forse non dureranno: si è agito in modo troppo frettoloso, senza metodi scientific­i

La denuncia

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Tor Tre Teste

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