Corriere della Sera (Roma)

Spettacolo Sgarbi per Michelange­lo

- di Franco Cordelli

Apoche centinaia di metri l’uno dall’altro, l’Auditorium e il teatro Olimpico offrivano lo stesso tema, Michelange­lo, inconsueto per luoghi di musica e teatro. All’Auditorium, un kolossal sulla Cappella Sistina, all’Olimpico una conferenza-spettacolo di Vittorio Sgarbi: ossia un nuovo genere per i nostri palcosceni­ci, uno spettacolo che sta al teatro come il teatrodanz­a alla danza. Cosa c’era di spettacola­re nella performanc­e di Sgarbi? Tutto, a partire dal testo, quasi tre ore di racconto e interpreta­zione di ciò che veniva mostrato allo spettatore, non abituato a vedere statue e opere pittoriche su uno schermo grande come uno schermo può esserlo sul palcosceni­co dell’Olimpico. Tra un capitolo e l’altro del racconto per immagini e voce (neppure Marco Paolini arrivò alla soglia delle tre ore ne Il sergente nella neve di Rigoni Stern), le musiche composte ed eseguite da Valentino Corvino. Quali i capitoli? La Pietà, il David, la Cappella Sistina, Mosè, la Pietà Rondanini. Più bello, il più toccante, la Pietà. Una ragazza di diciotto anni e un figlio di trentatré, tenuto in braccio come un bambino. Non c’è dolore, in questa statua; e non c’è tempo: l’assenza del tempo non ha permesso al dolore di varcare la soglia. Ma personalme­nte mi ha colpito la Pietà di Jan Fabre, che non conoscevo: rovescia quella di Michelange­lo, il tempo vi ha operato le sue devastazio­ni, così cancelland­one il senso. Pietà contro Pietà, stupore contro stupore.

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 ??  ?? Divulgator­e Vittorio Sgarbi svela i segreti della grande arte
Divulgator­e Vittorio Sgarbi svela i segreti della grande arte

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