Così bisogna rilanciare l’Esquilino
Tra multietnicità e degrado, i progetti per aumentare la qualità della vita dei residenti. La richiesta: più sicurezza Tavola rotonda al Corriere della Sera con le associazioni del rione. Le proposte per il futuro
Valorizzare le risorse e le energie positive, l’integrazione e la multiculturalità. Uscire dal degrado e dall’incuria per rilanciare il rione oggi al centro di problemi di sicurezza, disagio sociale e inefficienza di alcuni servizi. Questi i temi al centro del forum chiesto dai residenti e organizzato dal Corriere della Sera. A confronto le tante anime del quartiere, che nel contesto urbano ricorda più il melting
pot di metropoli come Londra e New York che la Roma antica. Le proposte per il futuro avanzate dai rappresentanti di alcune associazioni.
Da salotto commerciale della borghesia sabauda a luogo di transito, attraversato da un flusso giornaliero che raggiunge picchi tra le 300 e le 500 mila persone. Porta d’ingresso alla città, complice la vicinanza con la stazione Termini, e agorà nella quale si rispecchia la globalizzazione. Un microcosmo, l’Esquilino, che nel contesto urbano ricorda più il melting pot di metropoli come Londra e New York che la Roma antica, nonostante la sua stratificazione punteggiata di testimonianze: percorso millenario che va dall’archeologia ai moderni cantieri in continua trasformazione.
Se non fosse che è proprio questo suo essere laboratorio, crocevia di bisogni e culture diversi, a rivelare un’identità sfaccettata: esperimento nel quale ai problemi tipici di un tessuto sociale così poliedrico si affiancano le molteplici iniziative per promuovere l’integrazione e migliorare la condizioni,
vivenza. Nasce dall’orgoglio di appartenere a un rione tra i primi a confrontarsi con l’integrazione, e dal desiderio di valorizzarne le energie positive, il forum con alcuni rappresentanti di comitati e associazioni di cittadini impegnati sul territorio che abbiamo invitato nella redazione romana del Corriere della Sera. Sono stati proprio i residenti, un centinaio, a chiedere l’incontro nella lettera inviata al direttore, Luciano Fontana. Volevano che il dibattito, moderato da Paolo Conti, spostasse l’attenzione dalle criticità alle risorse dell’Esquilino: un racconto che riflettesse l’esperienza di chi vive il rione, al netto delle sue mille contrad-
I portici Da ex salotto borghese a luogo degradato che deve ritrovare identità
e ha scelto di restarci. Nonostante l’incuria, i problemi di illegalità, il disagio sociale e l’inefficienza di alcuni servizi.
Il senso di appartenenza
Emma Amiconi, portavoce del Comitato piazza Vittorio partecipata, considera l’ambiente «misto, aperto» un valore aggiunto. Trasferitasi 25 anni fa nei dintorni di via Merulana, «quando le belle case costavano ancora poco», si è affezionata all’Esquilino per la sua unicità: «Un luogo dove si respirano passato, presente e futuro». Quartiere animato da una comunità vivace, grazie allo zoccolo duro di residenti che lo fanno somigliare a un rione tradizionale. Gennaro Berger, presidente di «Esquilino vivo», lo definisce «un tessuto di rara ricchezza» nel quale si trovano due basiliche papali, San Giovanni e Santa Maria Maggiore, oltre a Santa Croce in Gerusalemme e Santa Prassede. Siti che attraggono un flusso gigantesco, ma implosivo: turisti mordi e fuggi che, dopo la visita ai monumenti, trasmigrano altrove. «Monadi che non comunicano — sottolinea Berger — se non per rovinare il contesto».Da qui la proposta di mettere a sistema l’offerta culturale per invogliare non solo gli stranieri, ma anche i romani, a esplorare le bellezze dell’Esquilino. Approccio che il giovane imprenditore Andrea Fassi, 34 anni, erede della storica gelateria in via Principe Eugenio, ha pensato di declinare in una mappa cultural-
culinaria alla scoperta dei sapori e delle bellezze locali pronta per l’estate.
Si batte invece per il ripristino della giostra nei giardini di piazza Vittorio Letizia Cicconi, che cura le relazioni esterne per il Comitato Esquilino. Da quando la struttura è andata distrutta in un incendio, lo scorso 23 febbraio, gli abitanti hanno raccolto più di 2.500 firme perché non venga eliminata dal nuovo progetto di riqualificazione: «In questi anni il proprietario si è occupato di tenere pulita la vicina area giochi ed è diventato un punto di riferimento per le famiglie, ma anche per gli anziani che si riuniscono lì accanto per giocare a carte — ricorda Cicconi — . È un’oasi di decoro e un simbolo da preservare».
Carlo Di Carlo, nella redazione del giornale locale Il
cielo sopra Esquilino, dall’interazione con i lettori riscontra un alto tasso di coinvolgimento: «Noto grande energia nella partecipazione, ma anche molta delusione e stanchezza quando ci si accorge che non cambia nulla».
I problemi
Sono gli stessi residenti, dopo essersi soffermati sugli aspetti positivi, a passare in rassegna le criticità: circoscritte ad alcune zone, ma con un impatto negativo sia sulla qualità della vita sia sull’immagine del rione. Piazza Vittorio, gli eterni lavori dell’edificio in piazza Dante che ospiterà la sede dei Servizi segreti, la clamorosa negligenza nel ballatoio di via Giolitti ostaggio della microcriminalità: eccoli gli epicentri del caos che, spesso, degenera in conflitto. «Fino a tre, quattro anni fa questo livello di disagio, di scoramento non si percepiva — riflette Cicconi — . La situazione è peggiorata con le ultime ondate migratorie, lo vediamo dalla quantità di minori non accompagnati e dai magrebini adulti che si ritrovano nei giardini. L’impressione è che manchi una programmazione nella gestione dell’accoglienza».
Di Carlo se la prende con l’incuria: «Quello di cui ci sarebbe bisogno è il controllo minuto, la legalità di tutti i giorni. È vero che qui il degrado viene da lontano, ricordo una bella descrizione di piazza Vittorio nel Pasticciaccio di Gadda o una scena del film
Ladri di biciclette, ma è inammissibile che al mercato Esquilino vi sia un solo gabinetto aperto, che la pulizia delle strade e la raccolta dei rifiuti siano inefficienti e manchino le campane per il vetro mentre in strada è un tappeto di bottiglie». Fassi prende ad esempio la «teoria del vetro rotto» per introdurre un ragionamento: «L’Esquilino è una piccola metropoli e, in quanto tale, ha bisogno di una gestione particolare. Dobbiamo partire da questo aspetto per riportare le persone nel rione, colmando la voragine di degrado anche con la presenza delle istituzioni. Solo in una seconda fase può esserci la spinta alla rinascita, mentre vedo allargarsi la forbice tra la forte intellettualizzazione di alcuni residenti e i problemi dei quali ci troviamo a discutere».
Le proposte
Se sono tutti unanimi nel rilevare la mancanza di coordinamento tra le istituzioni, un primo passo per provare a migliorare il contesto potrebbe essere il nuovo piano di gestione messo a punto dal Comitato piazza Vittorio partecipata: «Abbiamo scritto le regole per la manutenzione delle piante e la vita della comunità che frequenta i giardini — spiega Amiconi —. Serve un nuovo sistema di competenze, con una figura che abbia il compito di coordinare le attività. La giunta ha recepito il modello con una memoria e ci dicono che presto verrà sperimentato. Se funziona, potrebbe essere esportato anche in altre zone della città».
L’altro ambito nel quale si concentra l’impegno civico è quello della solidarietà: «Con le rete Esquilino sociale stiamo cercando di risolvere il problema dell’emergenza abitativa per 50 clochard che abbiamo censito nel rione». Cicconi suggerisce, tra gli interventi che potrebbero migliorare il decoro, la rimodulazione del servizio di raccolta dei rifiuti: «Il porta a porta negli androni dei palazzi non funziona. Abbiamo chiesto ad Ama di estendere le isole mobili a tutto il quartiere. Speriamo che, dopo San Lorenzo e Trastevere, le adottino anche da noi visto che abbiamo la più alta densità di strutture ricettive».
Per contrastare lo spaccio — piazza Vittorio è il punto di raccolta dei pusher che la sera si spostano a Monti, Pigneto e San Lorenzo — Berger propone di aumentare il presidio delle forze dell’ordine intensificando i passaggi a piedi, più visibili, ma anche attraverso la valorizzazione dell’offerta commerciale e culturale: «Per riportare la vita sotto i portici servono iniziative in grado di stimolare interessi diversi: dai mercatini di libri a negozi di eccellenza».
La mobilità
Se la contiguità con la stazione Termini impatta in modo pesante sull’Esquilino in termini di popolazione fluttuante, «che sporca e usufruisce dei servizi», a congestionare la viabilità ci si mette anche il mercato coperto. Gravitano intorno al rione, quando non sostano in strada con il motore acceso, anche i bus turistici che ogni giorno fanno la spola con gli aeroporti di Ciampino e Fiumicino. Favorevoli all’intermodalità, bandiera dei Cinque stelle, gli abitanti temono tuttavia che il nuovo tram da piazza Vittorio a largo Corrado Ricci trasformi ancora di più il quartiere in un luogo di transito. «La pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali — osserva Cicconi — è stata un’ottima idea, ma ha finito per penalizzarci. Va bene chiudere al traffico le aree monumentali, ma si sarebbe dovuto ripensare il piano della mobilità per non sovraccaricare le zone limitrofe».
La stazione
Con Termini sul rione transitano fino a 500 mila persone al giorno
Il mercato
Incide in modo pesante sulla viabilità, che andrebbe ripensata
Amiconi Serve un nuovo sistema di competenze, con una figura che coordini le attività
❞ Fassi L’Esquilino è una piccola metropoli, ha bisogno di una gestione particolare
Cicconi La raccolta porta a porta non funziona, vogliamo le isole mobili come a San Lorenzo