Atac, respinto il ricorso contro Roma Tpl Altra stangata da 47 milioni, fornitori in crisi
La sindaca convoca i vertici dell’azienda dopo i rilievi dei magistrati sul concordato
Da parte del Campidoglio 80 mila euro e altri 40 mila da Atac per «lite temeraria» da versare in favore di Roma Tpl. Il lodo è quello omonimo che, la scorsa estate, ha portato negli uffici di via Prenestina un decreto ingiuntivo da circa 47 milioni di euro e che, in autunno, ha messo le ganasce sui conti correnti della municipalizzata dei trasporti di Roma Capitale.
Contro il blocco dei conti, Campidoglio e Atac, che già aveva problemi con i fornitori a causa della scarsa liquidità, avevano fatto opposizione presso la Corte d’Appello di Roma. Oltre a confermare i 47 milioni del decreto, il rigetto di quel ricorso, depositato lo scorso 14 marzo, ha condannato il Comune a pagare 80 mila euro per le spese - a cui vanno sommate le parcelle degli avvocati - e Atac a versare 40 mila euro a Roma Tpl come risarcimento per «lite temeraria». Cioè, secondo i giudici l’azienda si è spinta consapevolmente in una causa già persa. Forse solo per prendere tempo (e vedere sospeso il blocco dei conti correnti) in attesa della pronuncia del Tribunale di Roma sulla procedura di concordato preventivo, iter che nelle ultime ore ha subito una brusca frenata per i pesanti rilievi (cui porre rimedio entro il 30 maggio) mossi dai giudici fallimentari sul piano di risanamento.
Roma Tpl ha già pronto un esposto da inviare alla Corte dei Conti, il che potrebbe andare ad allargare il maxi buco (1,3 miliardi di euro) della partecipata dei trasporti di Roma Capitale che - tra bocciatura dei giudici al piano, creditori sul piede di guerra e fornitori sempre più in difficoltà - non riesce a mettere il naso fuori dalla bufera.
Anche di questo si parlerà nel summit previsto per domani o martedì in Campidoglio tra i vertici di Atac e quelli del Campidoglio: la sindaca Virginia Raggi e gli assessori competenti vogliono capire. I decreti ingiuntivi di Trenitalia e della Regione (rispettivamente 90 e 62 milioni di euro) sono da tempo arrivati in via Prenestina, i 47 milioni per Roma Tpl sono ormai dovuti e adesso, in caso di mancato saldo, si provvederà a captare i soldi direttamente sui conti correnti andando probabilmente a seccare le risorse per l’ordinaria amministrazione. Così da mandare i fornitori definitivamente in crisi: è di qualche settimana fa la notizia del licenziamento di 140 lavoratori della Corpa - azienda che faceva manutenzione e forniva assistenza ai mezzi -. In generale, però, è tutto l’indotto dei fornitori ad attendere l’esito della richiesta di concordato con la prospettiva o di non vedere un euro in caso di risposta negativa dei giudici e quindi di fallimento dell’azienda, oppure, in caso di esito positivo alla procedura, di riavere una parte della somma dovuta tra non meno di venti anni. «Una situazione massacrante, uno scenario sconfortante: azzeramento per imprese con 30 anni di storia», dicono le imprese che vantano crediti milionari. I prossimi due mesi saranno decisivi per la partita del concordato, con i giudici che hanno silurato il piano di risanamento giudicandolo «inidoneo», mentre l’Anac indaga sulla legittimità della colonna portante della procedura: la proroga fino al 2021 del contratto in house, approvata lo scorso 17 gennaio dall’Assemblea capitolina. «C’è un’attività istruttoria in corso», conferma l’Anticorruzione che nelle scorse settimane ha ricevuto in audizione l’ad di Atac, Paolo Simioni, e gli assessori di Roma Capitale Linda Meleo, alla Mobilità, e Gianni Lemmetti, titolare del Bilancio.
Costi aggiuntivi
Il Comune dovrà sborsare 80 mila euro di spese processuali