Corriere della Sera (Roma)

Lazio, guarire dal mal d’Olimpico

In casa 24 punti su 14 partite, in trasferta invece 30 su 15 gare

- Di Stefano Agresti

Incredibil­e ma vero: l’Olimpico è il vero nemico della Lazio. In casa, in questa stagione, i biancocele­sti hanno infatti ottenuto 24 punti su 14 gare (media 1,71), in trasferta invece i punti salgono a 30 in 15 partite (media 2).

L’avversario più pericoloso della Lazio, il vero nemico, è là sotto Monte Mario: lo stadio Olimpico. Un rivale infido, perché ti dovrebbe dare una mano: è la tua casa, il tuo rifugio. Invece ti tradisce. Lo racconta la storia di questa stagione bella e dura, con un finale ancora tutto da scrivere: la squadra di Inzaghi soffre proprio dove dovrebbe volare. In campionato, per esempio, ha giocato a Roma 14 partite e ha conquistat­o appena 24 punti: in media 1,71 a partita. Sono 6 le formazioni che in casa hanno un percorso migliore, compresa la Samp. In trasferta, invece, la Lazio vola: 30 punti in 15 gare, media di 2 a incontro.

Non finisce qui. In Coppa Italia la delusione è maturata all’Olimpico, a causa dello zero a zero contro il Milan e dei rigori fatali, proprio sotto la curva Nord: addio finale. E in Europa League, dopo avere rimontato la modesta Steaua finalmente a Roma, per superare gli ottavi è stata necessaria un’impresa a Kiev per rimediare al brutto pareggio dell’andata. In casa.

Nemico Olimpico, già. Ma perché? C’è una ragione tattica, indiscutib­ilmente: la Lazio soffre contro le squadre che si chiudono, fatica a trovare varchi, soprattutt­o da quando la forma dei suoi uomini più efficaci in fase offensiva (in particolar­e Luis Alberto e Immobile) ha avuto un calo. Nel momento in cui si allontana da Roma, e anche le avversarie meno forti provano a fare la partita, i biancocele­sti sanno sfruttare gli spazi e colpiscono con maggiore facilità. Ma i motivi di questo rendimento illogico sono da ricercare anche nel pubblico. L’Olimpico è spesso semivuoto, soltanto la curva Nord segue e accompagna con entusiasmo e partecipaz­ione la Lazio, è l’unico settore sempre gremito. Il resto dello stadio è desolante: non dà la carica, semmai spegne l’euforia osservare gli spalti deserti.

Anche perché la stagione della squadra di Inzaghi non è stata buona ma eccellente e anche il gioco mostrato è stato spesso gradevolis­simo: fa quasi spavento pensare a ciò che sarebbe potuto accadere se il percorso dei biancocele­sti fosse stato anonimo. I pochi biglietti venduti all’apertura dei botteghini per la partita con il Salisburgo – un quarto di finale di Europa League giocato appena una volta negli ultimi quindici anni – conferma la tendenza: li hanno acquistati appena diecimila tifosi.

Paradossal­mente, va molto meglio in trasferta: là i sostenitor­i della Lazio – i soliti affezionat­issimi – sono sempre presenti; sentirli accanto anche lontano da Roma spinge la squadra più di quanto non accada nell’Olimpico vuoto per due terzi.

Nelle coppe Eliminazio­ne casalinga in semifinale col Milan, in Europa avanti grazie all’impresa a Kiev

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In panchina Il tecnico laziale Simone Inzaghi, alla guida da aprile 2016

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