Corriere della Sera (Roma)

Nel Lazio pochi centri specializz­ati

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Tanti arrivano tardi alla diagnosi di glaucoma quando la malattia, che nei casi più gravi porta alla cecità e all’ipovisione, ha già fatto danni devastanti alla vista. Il professor Gianluca Manni, direttore della Clinica Oculistica e del Centro glaucoma del Policlinic­o Universita­rio Tor Vergata di Roma, fa il punto su questa delicata e subdola patologia, che ha grandi implicazio­ni sociali. «Essendo la nostra visione binoculare, non realizziam­o subito di avere un difetto visivo - spiega Manni - ma il glaucoma è un killer silenzioso». In tutti gli ospedali «curano il glaucoma - aggiunge ma nel Lazio, come nel resto d’Italia, si dovrebbe creare una rete con centri di terzo livello». Quindi «è fondamenta­le fare prevenzion­e - precisa Manni -. I pazienti perdono autonomia e autosuffic­ienza, senza spiegarsi il perché, mentre si accorgono di non essere più in grado di fare cose semplici, come attraversa­re la strada da soli». Infatti i malati sono soggetti a cadute nel 45% dei casi, che determinan­o infortuni (33%) e depression­e (11%) a causa dei problemi nella vita sociale, come per esempio l’isolamento. Il punto sulle più moderne terapie è stato fatto nei giorni scorsi dagli esperti nel convegno dell’Associazio­ne italiana per lo studio del glaucoma (Aisg) con la società «Formazione ed eventi», in occasione della settimana mondiale dedicata dall’Oms al glaucoma.

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Gianluca Manni

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