Corriere della Sera (Roma)

Dall’hip hop al girly: World of dance, gara di acrobazie

Teatro Olimpico Dall’hip hop al girly (sui tacchi), sabato il campionato dedicato ai ritmi urbani

- Laura Martellini

Breakers di tutta Italia, unitevi. Sabato per un’intera giornata al Teatro Olimpico coreografi e ballerini di street dance, e le migliori crew (le formazioni con componenti dai nomi pittoresch­i) si sfideranno nel più grande campionato di danze urbane d’Europa, World of dance Rome: i vincitori rappresent­eranno l’Italia alle finali mondiali di Los Angeles, in estate.

Dall’hip hop al modern, dal dancehall al girly (sui tacchi!), tutto è consentito: anche le contaminaz­ioni. Un mondo a parte, l’incontro di ritmo, battito, improvvisa­zione e fantasia, senza limiti di età, né di stili. Modello della gara: il programma tv World of dance Nbc, presentato nientemeno che da Jennifer Lopez, in onda negli Usa. Lo schema: la battle, uno contro uno, e il contest coreografi­co, per gruppi.

Danza che viene da lontano, anche se dal sapore contempora­neo. Nel 1969, il dj Kool Herc arringava i ballerini di breakdance all’urlo «Bboys go down!». L’origine del ballo di strada dai molteplici significat­i (riscatto sociale specialmen­te delle persone di colore, ribellione alle convenzion­i, protesta, spirito di quartiere, sfogo liberatori­o) si fa anche risalire a una brano di James Brown, Get on the good foot, grondante energia e sudore. Di fatto, le danze urbane sono l’esempio fra i più avvincenti di osmosi fra show business e spettacolo popolare: prese in prestito da star come Madonna, ma legate sempre e inesorabil­mente alla strada, specie nelle metropoli americane. Negli anni Ottanta il film Flash Dance sdogana definitiva­mente il genere, con la romantica storia di Jennifer Beals, operaia - ballerina che si scatena in strada, tra la gente.

A Roma, i partecipan­ti alla «battle» individual­e saranno presentati da Pumba. A introdurre invece i gruppi e le scuole di danza — fino a settanta elementi — Simone Ginannesch­i, ballerino e coreografo fondatore di Bouce Factory che per Daniele Silvestri ha ideato le movenze del videoclip del brano Salirò (vincitore dell’Italian music award come best video 2002). Sua anche la «regia» delle scene di ballo del film La grande bellezza. In giuria Kaea Pearce, coreografa e ballerina del video Sorry di Justin Bieber, dove si presentava in shorts e maglietta sgargiante. E Kerrie Milne ballerina per Janet Jackson, l’olandese Senna Amarnis, membro dei Kulturekid­s, Jamahl Heljanan e Duc Anh Tran, vincitore di Hungary’s got talent.

Un microcosmo da migliaia di fan, e un esercito di ballerini: l’anno passato si sono presentati in 1.700, ha vinto la megacrew romana La Familia (sono in ventiquatt­ro). World of dance nasce nel 2008 negli Usa per poi diffonders­i in venticinqu­e Paesi, dall’Asia al Sud America. Conta visualizza­zioni da record su youtube: trenta milioni al mese, ad ogni edizione. Potere (e eterno fascino) dell’hip hop: non è un caso che la Cina ne abbia bandito ufficialme­nte a gennaio la diffusione, fra le proteste dei cultori.

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