Torna Bob Dylan, tre concerti all’Auditorium
Il cantautore americano apre a Roma il suo tour italiano: tre concerti da martedì Il ritorno sul palco dopo il prestigioso riconoscimento per la Letteratura ottenuto nel 2016
Altero e schivo, Bob Dylan quand’è sul palco dispensa rari sorrisi e ancor più rare parole. Il suo interminabile Never Ending Tour, in piedi dagli anni Ottanta, è attraversato dai classici della sua più che cinquantennale carriera, ma talmente stravolti da risultare irriconoscibili (e quindi impossibili da cantare per il pubblico). Eppure i suoi concerti sono sempre affollati, anche da giovanissimi. Ma non è questo il punto, ha sottolineato Dylan in una delle sue rare interviste: «Dal palco sicuramente non vedo un mare uniforme. Persone che non posso facilmente mettere in una categoria: un giovane in giacca e cravatta accanto a un altro che indossa una t-shirt e stivali da cowboy. A volte tra il pubblico ci sono donne in abito da sera e ragazze dal look punk. La gente si appassiona su quante generazioni seguono un certo tipo di performer. Ma che importanza ha se tutte le generazioni sono uguali?».
Potenza di un cantautore che ha saputo connettere la tradizione folk alla realtà («Non lasciatevi ingannare, ho aperto una porta differente in modo differente», ha detto), cambiando così il rock. Al Parco della Musica aprirà il suo tour italiano con tre date (da martedì 3 aprile fino a giovedì 5). Mr Robert Allen Zimmerman torna in Italia dopo tre anni (il suo ultimo tour è stato nel 2015). Tre anni densi di avvenimenti per il cantautore americano che lo hanno visto pubblicare tre album (Fallen Angels nel 2016, Triplicate e Trouble No More nel 2017), essere insignito della Medal of Freedom da Obama e soprattutto aggiudicarsi il Premio Nobel per la Letteratura nel 2016 — onore mai conferito prima a un musicista — «per aver creato nuove espressioni poetiche nell’ambito della grande tradizione della canzone americana», recitava la motivazione dell’Accademia Reale di Svezia.
Nemmeno un riconoscimento così prestigioso è riuscito a scuoterlo e, invece dei ringraziamenti di rito, il menestrello di Duluth ha lasciato parlare un lungo silenzio prima di accettare il Nobel, alimentando le già incandescenti polemiche (cosa c’entra un mostro sacro del rock con la letteratura?, chiedeva- no caustici i suoi detrattori). A 77 anni (li compirà il prossimo 24 maggio), con più di 125 milioni di album venduti e una lunga lista di premi ricevuti (compresi Oscar, Grammy e Pulitzer), Dylan lascia che a parlare sia la sua musica. Saggio e severo, ha detto di non sapere definire la felicità. E ha sottolineato: «I giovani possono essere appassionati. Gli anziani devono essere più saggi. Sei in giro da un po’ di tempo, lasci certe cose ai giovani e non cerchi di comportarti come se lo fossi anche tu. Potresti davvero farti male».
In questa nuova tranche del Never Ending Tour dovrebbe (e con lui il condizionale è d’obbligo) far ascoltare anche Things Have Changed, It Ain’t Me Babe, Highway 61 Revisited, Simple Twist of Fate, Don’t Think Twice It’s Alright, Desolation Row.
Caracalla Dylan arriva a Roma a tre anni dal suo ultimo tour italiano, che fece tappa alle Terme