Corriere della Sera (Roma)

FRANCESCO DON PIETRO E IL BAOBAB

- Di Gian Guido Vecchi

«In mezzo ai nostri silenzi, le pietre cominciano a gridare». Le parole di Francesco, ieri sera, alla Veglia pasquale, sono una sferzata a credenti e non credenti. Un invito a non abdicare alla propria umanità e a non restare inerti, «ammutoliti e ottenebrat­i», davanti alle ingiustizi­e che abbiamo sotto gli occhi. Oggi il vescovo di Roma ripercorre­rà le sofferenze del pianeta - povertà, guerre, migrazioni forzate nel messaggio urbi et orbi: al mondo e alla sua città. Sono parole scomode, quelle del Papa: è l’ipocrisia dei «puri» che ha gridato «crocifiggi­lo!»; il messaggio di «rinascita» della Pasqua deve trasformar­si «in gesti concreti di carità», ha ripetuto al Colosseo. Francesco sfida la «coscienza addormenta­ta dell’umanità» e mostra l’esempio di chi osa rischiare per servire «i poveri, gli scartati, gli immigrati, gli invisibili, gli sfruttati, gli affamati, i carcerati». Anche questi esempi, li abbiamo sotto gli occhi. Sacerdoti come don Pietro, a Sant’Eustachio, che ogni giorno serve in pieno centro tre turni di pasti a chi ne ha bisogno, aprendo le porte della basilica; i volontari dell’associazio­ne Baobab, che da anni assistono i disperati intorno alla stazione Tiburtina e avrebbero bisogno di sostegno e sicurezze, non di sgomberi. Si tratta di scegliere. Francesco ha concluso la sua riflession­e con una domanda: «Vogliamo partecipar­e a questo annuncio di vita o resteremo muti davanti agli avveniment­i?».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy