Salme scambiate Chiesti all’Ama 100 mila euro
Nel 2016 la municipalizzata sbagliò e trasformò in cenere il corpo di un anziano che voleva essere seppellito. Ora la famiglia chiede centomila euro di danni
Salme scambiate al cimitero di Prima Porta. La famiglia di un anziano che avrebbe voluto essere seppellito e i cui resti, invece, per errore sono stati cremati ha presentato il conto all’Ama: ha chiesto ai giudici del Tribunale civile di riconoscerle un risarcimento di 100 mila euro per i danni morali.
L’Ama crema il corpo di una persona che avrebbe voluto la sepoltura e ora rischia di pagare un conto salato. Centomila euro è il prezzo del risarcimento danni chiesto alla municipalizzata dai familiari dell’uomo trasformato in cenere contro la sua volontà.
A rendere più drammatica la vicenda c’è una circostanza: la moglie del defunto ignora la distruzione del corpo del marito, morto a 90 anni. Lo scambio tra bare, avvenuto al cimitero di Prima Porta, risale al 21 aprile del 2016. Quel giorno, le spoglie di chi avrebbe voluto l’inumazione, sono finite nell’inceneritore. Da allora nessuno in famiglia ha trovato la forza di raccontare alla donna la macabra fine del cadavere dell’uomo amato per oltre mezzo secolo.
Un silenzio – va detto - opportuno quello alzato dai congiunti. La realtà in fondo renderebbe l’anziana solo triste e impotente davanti a uno sbaglio ormai irreparabile. La prima udienza del processo davanti al Tribunale civile si svolgerà a ottobre.
Dal giorno dell’inversione fatale tra bare da cremare e quelle da inumare, i difensori dei familiari del deceduto hanno cercato un accordo transattivo con i vertici della municipalizzata dei rifiuti, responsabile della cremazione nel cimitero sulla Flaminia.
Un risarcimento ritenuto doveroso dai parenti del defunto, che hanno perso per sempre le spoglie del loro caro. La storia, senza precedenti, è macabra come un racconto di Edgar Allan Poe. Cos’abbia causato la confusione, è apparso chiaro fin dal principio. Nel deposito del cimitero di Roma Nord quel giorno sui carelli ci sono i corpi di due persone con lo stesso nome, nate nello stesso mese, venuti al mondo a distanza di un anno uno dall’altro. A distinguerli tuttavia ci sono le loro volontà: uno vuole tornare cenere, l’altro intende essere seppellito. Però gli addetti alla cremazione si distraggono e infilano nel forno crematorio il feretro della persona sbagliata. Con 1000 gradi del defunto non resta nulla. E a dare l’esatta misura di quale effetto raccapricciante abbia provocato lo scambio, va detto che il corpo dell’uomo – un’intera vita spesa a fondere metalli - si è liquefatto con il rivestimento in zinco. Cosi nulla, ma proprio nulla è restato del loro caro ai familiari che avrebbero voluto piangere davanti a una lapide, con un mazzo di fiori stretto tra le mani. L’equivoco è emerso subito. Lo strazio dei congiunti è stato drammatico, costretti a disperdere le ceneri del defunto nel «Giardino dei Ricordi». Inevitabili gli strascichi penali. Nell’estate di due anni fa la procura però ha archiviato subito il caso, non ravvisando ipotesi di reato. Anche l’Ama in un primo momento, ricordano gli avvocati della famiglia, ha fatto le scuse. Poi la municipalizzata si è dileguata, come sottolineano i legali dei parenti. Ancora un mistero rimane irrisolto: nessuno ha mai saputo se l’atro cadavere è mai stato cremato, come aveva chiesto la persona scomparsa.
Udienza
Fissata al tribunale civile ad ottobre La moglie del defunto ancora non sa la verità