I ricordi di Arbore e il docufilm «Mariangela!»
Lo showman tra i protagonisti della serata all’Argentina dedicata alla grande attrice con il docufilm «Mariangela!»
«Mariangela ed io ci siamo salutati canticchiando». Renzo Arbore, la voce rotta dalla commozione, accarezza il ricordo della donna che ha più amato nella vita: Mariangela Melato, scomparsa l’11 gennaio 2013. «Quella sera abbiamo canticchiato un motivetto che ci piaceva e poi io, prima di andar via, avrei voluto dirle ancora qualcosa di affettuoso. Ma lei mi rispose: “Me lo dici domani...”. E domani non c’era più».
L’8 aprile alle 21 al Teatro Argentina, è in scena Mariangela!, uno speciale sulla grande attrice, nel quinto anniversario della sua scomparsa. Dopo un’introduzione del direttore dello Stabile di Roma Antonio Calbi e di Renzo Arbore, segue il documentario firmato da Fabrizio Corallo e realizzato da Rai Cultura, sulla vita e la carriera della Melato, ma anche sulla sua umanità, il talento multiforme e la passione per il suo lavoro. «Quello di Corallo è stato un lavoro eccezionale — tiene a precisare Arbore — tanto da ricevere una menzione speciale ai Nastri d’argento. È riuscito a raccogliere testimonianze, aneddoti, curiosità di tanti amici e colleghi di lavoro di Mariangela». Il docufilm Mariangela!, racconto per immagini di 110 minuti, verrà trasmesso su Rai Storia in versione integrale in tre puntate condotte da Lella Costa nel mese di aprile.
«La vita di Mariangela è una straordinaria avventura — continua Renzo — figlia di un ghisa, come si chiamano i vigili urbani a Milano, e di una signora delle case di ringhiera... Si è fatta tutta da sé». La loro storia è iniziata per caso: «La prima volta ci siamo conosciuti al Teatro Sistina, dove lei era premiata in palcoscenico, io in platea. Poi lei capitò a una jam session che avevo organizzato, come spesso facevo, a casa mia, con tanti artisti e musicisti. Ma galeotto fu Lucio Battisti». Proprio lui? «Sì, proprio lui, Cupido: era venuto a trovarmi per farmi ascoltare, semplicemente alla chitarra, un suo nuovo brano Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi. Era presente anche Mariangela. Ascoltando quella canzone ci guardammo: era scattato qualcosa tra noi. Una storia che è durata tanti anni, poi si è interrotta quando lei andò in America per lavoro, in quel periodo ci siamo distratti, pur restando intatto l’affetto. Poi ci siamo ripresi e mai più lasciati: la sua scomparsa è stata e resta uno choc».
Arbore non ha solo amato la donna Mariangela, ma anche molto ammirato l’attrice Melato da semplice spettatore, al cinema e a teatro: «La sua prima interpretazione scioccante fu La classe operaia va in paradiso, in cui interpretava una proletaria militante... non si limitava a recitare, era proprio lei! Non ci conoscevamo ancora di persona, ma ne restai affascinato. E non posso dimenticare l’Orlando furioso di Luca Ronconi, dove impersonava il personaggio di Olimpia, anche quello spettacolo uno choc».
La sua ultima volta in palcoscenico la ricordano in molti: Il dolore dal romanzo di Marguerite Duras al Teatro Valle. «Stava già male, ma si era incaponita e volle fare a tutti i costi questo spettacolo, faticosissimo: un monologo di un’ora e mezzo, in cui raccontava proprio il dolore — ricorda Renzo —. Io tutte le sere andavo a prenderla a fine rappresentazione e sapevo che Mariangela si tratteneva in camerino per un’altra ora e mezzo a ricevere tutte le persone che andavano da lei a complimentarsi o semplicemente a salutarla con affetto. Lei, disponibile come sempre con tutti, soprattutto con i giovani attori che le chiedevano consigli. Generosa in tutto, nella vita e nell’arte».