Collaudi fermi, opere inutilizzabili
Decine i casi, soprattutto nelle zone periferiche: da La Storta a Ponte Mammolo, da Pietralata alla Bufalotta Il Campidoglio non paga e i tecnici si rifiutano di eseguire verifiche su strade, mercati e parcheggi
Da anni in diverse zone periferiche nuove strade e piazze restano recintate e inutilizzabili per il pubblico. Così pure fogne, impianti d’illuminazione stradale, giardini pubblici, mercati rionali, parcheggi.Tutto costruito secondo le regole, tutto utile alla cittadinanza ma senza la possibilità di essere usato dalla gente. È una situazione paradossale che va avanti da parecchio tempo.
APonte Mammolo (presso via Rivisondoli) una piazza, un parco pubblico e un edificio destinato ad attività di quartiere aspettano da sei anni di essere «aperti» per entrare finalmente in uso. Uno scenario che si ripete in decine e decine di casi. A Casal Bertone sono due anni che il nuovo mercato rionale resta a porte chiuse, in attesa di avviare l’attività.
Niente di misterioso, nulla di opaco: è molto semplice spiegare il perché di tutto questo. La città si espande, si costruiscono nuove case, interi quartieri. Servono le infrastrutture (viabilità, servizi): secondo la legge Bucalossi i costruttori possono sostituire il Comune nell’attrezzare i nuovi insediamenti realizzando quanto necessario per il loro funzionamento. Le spese sostenute vengono detratte dagli oneri concessori che essi devono versare alle casse comunali. Si tratta delle «opere a scomputo». Il vantaggio è chiaro: gli imprenditori non devono aspettare che il Comune si muova per attrezzare le aree di nuova edificazione, essendo tenuti a realizzare le infrastrutture in contemporanea se non addirittura prima delle case. Il Comune, sempre a corto di danaro, non deve Il nuovo mercato rionale mai aperto per mancanza del collaudo (foto LaPresse) trovare i fondi per rendere funzionali i nuovi nuclei.
Ma c’è un problema. Le «opere a scomputo» realizzate, per andare in uso, devono ricevere il collaudo da parte delle speciali commissioni (3, 5 membri) della civica amministrazione. Da un po’ d’anni il segretariato generale del Campidoglio ha eliminato il gettone di presenza per i commissari che, una volta chiamati, molto spesso rinun- ciano all’incarico. Si tratta di funzionari e tecnici comunali. Col collaudo essi si assumono talvolta importanti responsabilità e per questo pretendono un compenso o un’assicurazione o un corso formativo. Il Comune non accoglie le richieste e le Commissioni collaudo stentano a funzionare, lasciando la città che si espande mezzo bloccata.
I costruttori sollecitano i collaudi, sostenendo che le
spese necessarie alla guardianìa delle opere da difendere da occupazioni o altro sono ingenti. I danni si estendono al fatto che i possibili acquirenti o affittuari stentano a firmare i contratti constatando che le case mancano di infrastrutture e servizi. D’altra parte ogni imprenditore versa decine di migliaia di euro al Comune per finanziare i collaudi. C’è da chiedersi: che fine ha fatto il «tesoretto» incassato e non speso? I Piani di zona sono in parte bloccati anche per questa inaccettabile e in fin dei conti assurda situazione. A Colle Fiorito, edilizia sociale tra Boccea e La Storta, è dal 2006 che le cose vanno così e i costruttori sono passati alla formale diffida al Comune. Del resto, ormai è un anno che la gara pubblica per la Grande viabilità (77 milioni di investimento) è ancora ferma, senza esito.
L’elenco dei casi «critici» è lungo. A Pietralata, in via Matteo Tondi, una piazza e un mercato, finiti tre anni fa, hanno aspettato fino al 2017 la nomina della Commissione collaudo. Ma ad oggi il Comune non ha preso in consegna le opere rendendole inutilizzabili. Da un anno alla Bufalotta strade e fogne sono in attesa dell’esame dei collaudatori senza poter entrare in funzione. A Palmarola-Selva Candida c’è un parco pubblico che attende da due anni di essere collaudato e aperto ai cittadini. Nel Piano di zona di Pian Saccoccia sono bloccate strade, fogne e un impianto di depurazione, in quello della Romanina una strada. In zona Ponderano oltre a strade e fogne è chiuso un parcheggio. Peggio ancora a Tor Bella Monaca: sono fuori gioco un centro sociale e due aree verdi. Per un collaudo non portato a termine a via Como, al Nomentano, il contenzioso che ne è scaturito ha fatto sì che un parcheggio sotterraneo non possa essere completato nella parte superficiale. Un caso che ricorda il parcheggio sotterraneo sul lungotevere davanti a Ponte Mazzini: ma questa volta si tratta di un fermo dovuto all’inerzia del Comune. Gli esempi riguardano l’intera fascia periferica cittadina. E come se non bastasse, a tutto questo va aggiunto lo stallo delle Commissioni di gara che devono valutare le capacità tecniche delle ditte che intendono partecipare alla manutenzione stradale. I membri non vengono nominati o si dimettono. Le buche nell’asfalto ringraziano.
Questione di denaro
Da quando il Campidoglio ha abolito il gettone di presenza, i tecnici rifiutano l’incarico
❞ L’architetto A volte qualche responsabilità ce l’hanno anche gli imprenditori