«La soluzione? Un tavolo con i costruttori o tecnici esterni»
L’architetto Daniel Modigliani, membro del direttivo dell’Istituto nazionale di Urbanistica, è stato anche direttore del Piano regolatore di Roma e commissario dell’Ater.
La città continua a espandersi mentre gli abitanti sono stabili. Perché?
«È un’espansione programmata, non in aree agricole. Segue il Piano regolatore generale. Non ci sono varianti. Ma restano bloccati i completamenti dei Piani di zona e le stesse opere d’infrastruttura».
Come si può tentare di superare questo fermo dei collaudi?
«Tutti i protagonisti dovrebbero riunirsi attorno a un tavolo: tecnici municipali, costruttori, comitati e associazioni. Bisogna incentivare efficacemente i tecnici o addirittura rafforzare il loro numero con elementi esterni. Oppure fare una delibera che consenta collaudi esterni, ovviamente con le dovute garanzie».
Non si potrebbe ricorrere, per esempio, a una sanatoria per far usare le opere pubbliche anche senza collaudo? O pensare a una specie di autocertificazione da parte dei costruttori?
«La sanatoria può riguardare irregolarità, non inadempienze o ritardi. Il resto non può funzionare».
Insomma, il meccanismo delle «opere a scomputo» va bene?
«La legge Bucalossi, di quarant’anni fa, prevede che se il Comune è in difficoltà operativa può delegare il costruttore a realizzare le opere pubbliche al suo posto, sottraendone il costo dalle imposte per la concessione edilizia. È un’idea che ha mandato avanti lo sviluppo urbano, il Comune non sarebbe mai riuscito a fare tutto».
All’estero cosa accade, si procede in modo diverso?
«Più o meno nello stesso modo…..».
Ma è sempre colpa del Comune se non si fanno i collaudi e si ferma tutto?
«No, talvolta qualche responsabilità ce l’hanno anche i costruttori».
Loro lamentano che questa situazione li danneggia economicamente.
«Certo. Se riuscissero a unirsi nel protestare e nel chiedere i danni al Comune penso che il Campidoglio troverebbe presto una soluzione del problema».