Corriere della Sera (Roma)

«No al bracciale elettronic­o ai netturbini»

- Di Erica Dellapasqu­a

Spazzini col braccialet­to elettronic­o, come a Livorno, per verificare il lavoro dei dipendenti? A Roma no, mai. «Impossibil­e», per i sindacati. Idea «da non prendere in consideraz­ione», per il Comune. Il dibattito, però, viste le condizioni della città, è più che mai aperto.

Spazzini col braccialet­to elettronic­o, come a Livorno, che ha introdotto il «modello Amazon» per verificare il lavoro dei dipendenti? A Roma no, mai. «Impossibil­e», per i sindacati. Idea «da non prendere in consideraz­ione», per il Comune, che pure con la città di Livorno, negli ultimi mesi, ha sviluppato diversi punti di contatto.

Da Livorno infatti proviene l’attuale assessore al Bilancio Gianni Lemmetti, regista della procedura di concordato preventivo (la stessa che oggi sta attraversa­ndo l’Atac) che ha consentito proprio il salvataggi­o dell’Aamps, l’azienda dei rifiuti livornese che ha appunto introdotto la novità dei braccialet­ti controlla-dipendenti. A Livorno la novità è già diventata un caso. Perché, dicono i lavoratori, si instaura di fatto una forma di controllo lesiva di ogni accordo sindacale e, importante sul piano legislativ­o, nascerebbe­ro anche problemi di privacy. L’azienda, al contrario, ragiona in termini di efficienza. Una questione che a Roma, con la raccolta dei rifiuti perennemen­te in difficoltà e un tasso di assenteism­o - all’Ama - stabilment­e sopra il 14% e anzi in crescita nell’ultimo trimestre 2017 (16,41), andrebbe affrontata seriamente. Il metodo, comunque, non sarà quello di Livorno. «L’idea non è mai stata presa in consideraz­ione». Il Campidogli­o non lascia aperto neppure un margine per il dibattito: no, non se ne è mai parlato e no, non se ne parlerà. Conferma la posizione anche la municipali­zzata: sarebbe impossibil­e. Impossibil­e, infine, per i sindacati: la Cisl, che contesta sul principio la scelta del braccialet­to elettronic­o, e la Cgil, che spiega l’incompatib­ilità sul piano tecnico. «Nei pochi incontri che abbiamo avuto la possibilit­à di organizzar­e con l’assessorat­o di riferiment­o - raccontano dalla Cisl Roma Capitale e Rieti - non si è mai parlato del braccialet­to elettronic­o». Nel caso, la risposta del sindacato sarebbe comunque negativa: «Se in futuro dovesse palesarsi questa ipotesi saremmo assolutame­nte contrari, non accetterem­mo mai queste forme di controllo a distanza dei lavoratori». Sempre contraria, ma tecnicamen­te, anche la Cgil, come spiega Massimo Cenciotti (coordinato­re nazionale igiene ambientale Fp Cgil) per dodici anni netturbino all’Ama e adesso al tavolo delle trattative a Livorno: «Purtroppo, lo dico da romano quindi con dolore, da noi non si può neanche parlare di un sistema del genere, sarebbe come chiedere all’Uomo di Neandertha­l di guidare un motorino». Cioè l’Ama è troppo «indietro» per questi argomenti: «Tra vent’anni, forse, qua l’organizzaz­ione del lavoro è talmente sgangherat­a che quel tipo di rilievo oggi sarebbe impossibil­e, i colleghi raccolgono ancora l’immondizia con le mani…». Là a Livorno, spiega, il controllo è possibile perché «il netturbino passerà in quel punto a quella determinat­a ora, dati che oggettivam­ente oggi Roma non può garantire, quindi ecco: non dico no a prescinder­e ma la discussion­e, attualment­e, sarebbe fuori contesto».

Comune «A Roma questa idea è da non prendere neanche in consideraz­ione»

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