Corriere della Sera (Roma)

Biagini, quelle fughe notturne a Ostia

L’attrice, morta ieri, amava la città: da via Veneto al litorale, assieme a Federico Fellini

- Di Giancarlo Dotto

Voleva morire. Da quel 17 dicembre del 1999, il giorno in cui sua figlia Monica se ne andò per un cancro fulminante al fegato. Da allora era un’anima in pena. Da allora scriveva ogni notte alla figlia. Lettere così: «Dove sei finita anima mia? Che ti hanno fatto? Non so se hai freddo lì sotto. Da qui non sento il tuo profumo. E nemmeno la tua voce. Ricordi? Me lo chiedevi sempre».

«L’ultima volta, due giorni prima di andartene, “Mami, dimmi, come si uccide il drago?”. Aiutami a venire da te, ti supplico, e quel giorno, te lo prometto, ti racconterò come si uccide il drago». Le racconterà ora che il suo drago, il loro drago, si poteva uccidere solo tornando insieme e, se così non sarà, non sopportand­o almeno più lo strazio di vivere divise. Isabella, nata Concetta, l’8 dicembre 1943, giorno dell’Immacolata, sul treno in viaggio da Taranto a Roma. La cassetta per il pesce che i nonni portavano con sé anche in viaggio fu la sua prima culla. Roma diventò la sua città adottiva. La sua gloria e la sua dannazione. Anna Magnani, Silvana Mangano, Annamaria Pierangeli, Gabriella Ferri, una sorella, stravedeva­no per lei. Tutte donne dal tragico destino. Michelange­lo Antonioni fu il primo a notarla, che andava a spasso con la madre per via Veneto. Lo avevano stregato i suoi occhi tristi. La volle per una parte ne Le amiche, il suo debutto nel cinema. Con Fellini e Mastroiann­i andavano di notte, in segreto, nella pineta di

Ostia, lei al volante, loro due dietro, dalle «mignotte» di allora a carpire storie per i loro film. Era un’attrice dal raro ma bestemmiat­o talento. Non sapeva che farsene del suo talento. E nemmeno della sua bellezza. Più stuprata che amata, da uomini che per lo più non la meritavano. L’ultima volta, prima di Natale, la incontrai in quella che non era più una camera d’albergo ma un luogo dell’orrore. Le consegnai la prima copia del romanzo che le avevo dedicato. Anime pezzenti, il mio privatissi­mo omaggio. Isabella non si alzava più dal letto. Mi sorrise. Era una dolcissima creatura, deformata dal dolore, che chiedeva solo di morire. Le strappai un altro sorriso facendola parlare con Ornella Vanoni, che lei adorava. Non so se l’hai mai letto il mio libro. So solo che era ogni volta un’emozione che nessuno poteva interrompe­re. «Questo buttarmi via non mi basta mai», mi disse una delle ultime volte. Un fiume carsico che, a ogni istante, portava alla luce il suo immane sottosuolo di voci, strazi, incanti, memorie, allucinazi­oni. E non vedeva l’ora di finire nel grande mare.

 ??  ?? Cinema Isabella Biagini con Franco Franchi
nel film Paolo il freddo (1974), con regia di Ciccio Ingrassia
Cinema Isabella Biagini con Franco Franchi nel film Paolo il freddo (1974), con regia di Ciccio Ingrassia

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