Antidepressivi Padre di attore accusa i medici
Il papà dell’attore Fabio Poggiali: sul bugiardino c’è scritto che inducono al suicidio
Per 15 anni, assieme alla moglie Wanda, ha lottato per dare giustizia al primogenito Maurizio, top gun morto nella sciagura di monte Lupone (1997, Latina). La battaglia si concluse con la condanna del pilota sopravvissuto e lui, Giuliano Poggiali, bancario in pensione, pensava di poter tirare il fiato. Macché, purtroppo no...
La vita, come in una tragedia greca mai sazia di lacrime e lutti, in tempi recenti gli ha riservato una seconda terribile prova: perdere anche il secondo figlio, Fabio, affermato attore e regista teatrale, suicida in casa al culmine di una crisi depressiva.
Era l’aprile 2016, quartiere Poggio Ameno. L’anziano genitore, nei giorni seguenti la tragedia, si aggirava nell’appartamento vuoto in cerca di un perché. Guardava la finestra aperta sulla chiostrina, immaginava gli ultimi istanti del figlio, disperato per la fine della sua storia d’amore…
Lo sguardò andò alla mensola con le medicine: c’erano numerose confezioni di gocce e compresse da assumere a tutte le ore. Assalito da un presentimento, aprì le scatole con mani tremanti. Tirò fuori i fogli illustrativi, iniziò a leggere... E il mondo, racconta, gli precipitò addosso. «Su alcuni bugiardini c’era scritto, come una cosa normalissima, che il consumo di un certo antidepressivo può indurre al suicidio!» Si portò le mani alla testa, Giuliano. Un grido incredulo rimbombò nella casa. «Ma è inaudito! Perché noi familiari non siamo stati avvertiti?»
L’uomo si lasciò cadere su una poltrona e in quell’istante, come in un drammatico replay, prese la decisione: nel nome del suo ragazzo che tanto amava il palcoscenico, pupillo di Rossella Falk e Giorgio Albertazzi, tante volte protagonista all’Eliseo, avrebbe presto intrapreso una nuova battaglia legale, per il bene di tutti.
Oggi quel momento è arrivato: Giuliano Poggiali ha presentato al commissariato Tor Carbone una denuncia indirizzata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, nella quale accusa sia i medici curanti di Fabio (caduto in depressione dopo la separazione dalla giovane compagna, madre dei suoi due bimbi) sia le case farmaceutiche. «Noi genitori - è la premessa - ci siamo prodigati per aiutarlo e quindi ci siamo rivolti a due specialisti psichiatri [il professor A. e il dottor D.] che hanno prescritto alcuni medicinali [Cipralex, Zarelis, Rivotril, Sonirem, Xanax, come da ricette allegate,
ndr] senza però informare noi familiari, come sarebbe stato loro dovere, della pericolosità di tali farmaci».
La tragedia avvenne il 7 aprile 2016 nell’appartamento al 7° piano in cui l’attore era rimasto da solo. «Successivamente abbiamo appreso dal cosiddetto bugiardino che i medicinali prescritti, colpevolmente e senza alcuno scrupolo, inducono al suicidio. Ma un medico non dovrebbe sentire l’obbligo morale di allertare i parenti più stretti? Come può limitarsi a comunicare i rischi soltanto alla persona depressa, che proprio in quanto tale non è in grado di badare a se stessa?» In alcuni foglietti la formula è esplicita: «Se è depresso e/o soffre di disturbi ansiosi – spiega il bugiardino dello Zarelis - talvolta [il paziente] può elaborare pensieri di farsi del male o uccidersi». «In diverse situazioni – annotano i produttori di Rivotril - sono stati riportati ideazione e comportamento suicidari nei pazienti trattati». Papà Poggiali non si dà pace. «Faccio notare - aggiunge - che nessuna indicazione è riportata sulle confezioni». Il ragionamento è questo: «Un po’ come già accade con le sigarette, non si potrebbe segnalare in modo visibile che un tale medicinale può diventare pericoloso al punto da indurre al suicidio? Cosa ne pensa l’Agenzia del farmaco? E l’ordine dei medici? E il ministero della Sanità?»
La nuova battaglia lo coglie alla vigilia degli 84 anni, fiaccato da tanti dolori ma ancora pronto a battersi con energia per una causa comune. «Mio figlio purtroppo non tornerà, ma tentare di salvare altre persone fragili sarà un modo di onorare la sua memoria. Denuncio pertanto i medici mette a verbale Giuliano Poggiali - per la dolosa inosservanza dei doveri professionali, la mancata informativa e la negligenza che hanno causato la morte di mio figlio. Denuncio altresì la grave responsabilità delle ditte farmaceutiche per la mancanza di evidenze della pericolosità dei farmaci nelle confezioni. Il bene della salute - conclude - è un diritto tutelato dalla costituzione e non può essere consentita deroga».
Psichiatri sott’accusa
Allegate le ricette. «Non ci dissero del pericolo. L’Agenzia del farmaco cosa ne pensa?»