Teresa Mannino, via dalla pazza plastica
Ambra Jovinelli L’attrice in «Sento la terra girare» parla di ecologia. Assicura: «È uno spettacolo divertente, anche se il tema è apocalittico»
«Da circa un mese con mia figlia Giuditta abbiamo lanciato l’operazione plastic free: prima di comprare pasta osserviamo com’è impacchettata, per l’insalata scegliamo un sacco di carta, invece che di plastica, mentre per il dentifricio non c’è soluzione. Dovremmo confezionarlo in casa. Spesso usciamo dal supermercato a mani vuote»: Teresa Mannino affronta per la prima volta il tema dell’ecologia, dopo aver analizzato la propria vita in Nata il ventitré, e il risultato per lei, attrice e conduttrice brillante, è uno spettacolo dove si ride (molto), e si riflette (altrettanto).
Gli anni di Zelig, la pubblicità-tormentone al fianco di Raoul Bova per una compagnia telefonica, una puntata del Montalbano televisivo: e ora la Mannino, laurea in Filosofia all’Università di Palermo e una carriera che l’ha portata altrove, soprattutto a Milano, torna al teatro con lo spettacolo comico Sento la terra girare, scritto con Giovanna Donini, da domani al Teatro Ambra Jovinelli. Spiega la show-woman: «Il teatro è il mio luogo ideale, un angolo di libertà. Mi piace scrivere e amo lo scambio diretto con il pubblico. Fra seguire un copione e andare a briglie sciolte, preferisco mettermi in gioco in maniera diversa, e non dover obbedire a nessun direttore di rete. E menate varie...».
La difesa del pianeta, dunque: «Si può certamente trattare l’argomento in maniera comica, ma finora non mi sentivo pronta. Poi ho sentito che era arrivato il momento: ho scritto tanto, e di tutto, per poi spogliare il testo degli orpelli inutili e andare al nocciolo della questione. Anziché guardare al pianeta, dovremmo soffermarci sulla no- stra ridicolaggine. Continuiamo a comprare macchine, quando non ci sono più strade dove farle correre. E, a ben guardare, non ne abbiamo neppure bisogno».
La scena si apre con una poesia («triste») di Wislawa
Szymborska, Disattenzione: «Ogni piccolo gesto — spiega — lascia un’impronta sulla Terra e sugli altri esseri umani. Noi uomini non sappiamo come trattare ciò che ci circonda. Sul soffitto è sospeso un manto di erba e fiori. Sul palco, quasi fossimo in un mondo rovesciato, un armadio. La mia sembra una voce fuori campo, poi esco proprio da lì, aprendo un’anta. Una metafora del mio vedere il mondo con nuovi occhi». Prosegue: «Se in cento, per ipotesi, smettessimo di consumare un prodotto che fa male all’ecosistema, quello sparirebbe dalla circolazione. Lo dico, alla fine, ai miei spettatori: “E adesso, che cosa facciamo?” Proviamo, a cambiare le abitudini. Anche se io ho dovuto cambiare fruttivendolo, perché insisteva a insaccare le verdure nella plastica, nonostante i 500 euro che gli costa».
Mannino oggi seria? «Ma no, si ride, anche se il tema è apocalittico. Ci si chiede di essere eroi, per andare contro il sistema. Coraggio! Con mia figlia di 8 anni parlo spesso di questi argomenti. Ha visto lo spettacolo e si è divertita. Non vorrei però con tutto questo insistere ottenere una reazione opposta. Va a finire — sorride — che Giuditta mi diventa un’inquinatrice seriale!».
Automobili Continuiamo a comprare macchine, quando non ci sono più strade dove farle correre
Vecchie abitudini Ho dovuto cambiare fruttivendolo, perché insisteva a insaccare le verdure nella plastica