Droga e raid, la gang dei baby-bulli
Due anni di violenze ai Castelli, tra cui una spedizione per rovinare la festa dello scientifico Touschek La guidava il nipote di un boss della Magliana. Pestavano gli studenti liceali e spacciavano
Il nipote sedicenne di un noto boss della banda della Magliana impartiva ordini ai componenti di un gruppo di bulli, anche di dieci anni più grandi di lui, per seminare il panico fra Grottaferrata e Frascati. Raid in feste nei licei più rinomati dei Castelli, come lo scientifico «Bruno Touschek», con aggressioni a ragazzini indifesi, ma anche spaccio di stupefacenti, con spedizioni punitive contro chi non saldava i debiti. Il giovane e cinque complici sono stati raggiunti ieri dalle misure cautelari emesse dal tribunale dei minorenni e da quello di Velletri. Vincendo l’omertà e la paura delle vittime, i carabinieri hanno ricostruito due anni di terrore. Ma adesso si indaga sulla provenienza della droga.
Il «battesimo» ufficiale dei bulli di Grottaferrata risale a una sera d’inizio febbraio dell’anno scorso: ingresso in grande stile alla festa nel liceo scientifico «Bruno Touschek» di viale Kennedy, la scuola più rinomata della cittadina dei Castelli dove era stata organizzata una serata in stile college americano. È invece finito tutto in una rissa con alcuni studenti - in tre furono trasportati in ospedale -, furto di giubbotti e giacconi griffati, sedie e tavolini lanciati contro gli invitati.
Un episodio che sconvolse non solo la comunità scolastica, ma anche molte famiglie di Grottaferrata. Il gesto più eclatante del gruppetto guidato da un sedicenne da piglio deciso, tanto da impartire ordini a bulli più grandi di lui, anche di dieci anni. «Merito», se così si può dire, del carattere, ma anche delle parentele, in quanto nipote di un noto boss della banda della Magliana. I carabinieri della compagnia di Frascati gli hanno notificato ieri una misura cautelare di permanenza in casa emessa dal tribunale dei minorenni (una sorta di arresti domiciliari) per concorso in estorsione aggravata, lesioni personali aggravate e spaccio di droga. Stesso provvedimento nei confronti di un diciassettenne, mentre per quattro maggiorenni obbligo di firma in caserma e divieto di dimora a Grottaferrata e a Frascati, dove sono avvenuti episodi di violenza - almeno tre - nei confronti di minori, presi di mira per strada nelle zone del centro.
Per chi indaga, tuttavia, in tanti non avrebbero denunciato, ma nemmeno raccontato ai genitori di spedizioni punitive, botte e minacce, per paura di ritorsioni. Ma anche per non dover rivelare che erano
I reati
I sei giovani malviventi sono accusati anche di estorsione e lesioni aggravate
Gli inizi
Prima irruzione a una festa del liceo scientifico «Bruno Touschek»
finiti in un giro di spaccio di hashish e marijuana, gestito proprio dal sedicenne e dei suoi complici. Bulli e pusher che in alcune occasioni, secondo gli accertamenti dei carabinieri - che li hanno tenuti sotto controllo per mesi, dall’inizio del 2017 -, hanno ricevuto soldi da padri e madri disposti a saldare i debiti di droga dei giovanissimi figli, pur di proteggerli da conseguenze imprevedibili. A far scattare gli accertamenti dell’Arma è stato in particolare un episodio avvenuto in piazza De Gasperi, a Frascati: una sera una pattuglia dei carabinieri ha soccorso un ragazzino con il volto insanguinato. Dopo molte insistenze, il minorenne ha confessato di essere stato picchiato da due giovani fuori da un pub poco distante perché non aveva consegnato tutti i soldi guadagnati con la vendita di dosi di droga, che la coppia gli aveva affidato. Un altro, forse per lo stesso motivo, non è stato solo massacrato di botte, ma poi è stato anche costretto a rubare oggetti di valore dalla cassaforte dei genitori, fingendo che fossero entrati i ladri in casa. Il bottino è stato rivenduto a comproro e il ricavato (qualche migliaio di euro) spartito fra i componenti del gruppo. Con il passare delle settimane il nome del sedicenne - soprattutto il cognome - ha fatto il giro dei Castelli. Le scorribande dei bulli sono diventate di dominio pubblico, ma forte è stata anche l’omertà contro la quale i carabinieri hanno dovuto lottare fino a quando alcune famiglie hanno accettato di collaborare, convincendo figli e nipoti a raccontare quello che accadeva. Una collaborazione che gli stessi investigatori dell’Arma definiscono «importante» perché in questo modo le vittime hanno fatto valere «i propri diritti con le istituzioni preposte a far rispettare le leggi e la legalità». Le indagini, coordinate dalla procura di Velletri e da quella dei minorenni, non sono ancora concluse. Proprio ieri, nel corso delle perquisizioni domiciliari, sono stati trovati quantitativi di droga. Ed è sulla loro provenienza che adesso chi indaga vuole fare luce.