PLASTICA CHE UCCIDE LE ACQUE
Uno dei peggiori problemi che assillano gli oceani del Pianeta sono i milioni di tonnellate di rifiuti (soprattutto plastica) che finiscono a mare con gravi danni per gli organismi marini, e non solo. Dei 300 milioni di tonnellate all’anno che stanno invadendo i mari creando oscene isole di rifiuti galleggianti, l’80%, secondo Marevivo, arriva dall’entroterra. E non c’è da meravigliarsi se a Fiumicino arrivino 90 di questi oggetti all’ora. Basta affacciarsi dai parapetti dei ponti dove la corrente crea mulinelli, per vedere le quantità di plastica che si accumulano, pronte a scendere verso la foce alla prima piena. Uno degli oggetti più visibili e presenti nei fiumi e sulle spiagge sono le bottiglie in Polietilene (Pet), di cui solo il 10% viene riciclato.
L’Italia, nonostante goda di una quantità di acqua potabile in acquedotto non riscontrabile in altri Paesi, grazie ad accorte campagne pubblicitarie, vanta il record europeo di consumi di acque minerali, con 206 litri pro capite all’anno, e il secondo posto nel mondo, con tutto quello che ne consegue in termini di inquinamento. Se a questi primi responsabili si aggiungono la cassette di pesce, gli isolamenti in polistirolo espanso e tutti gli altri oggetti che l’industria produce a ritmi crescenti,si può capire come sia stato opportuno che il 22 aprile di quest’anno l’Earth Day, Giornata della Terra, sia stata dedicata dall’Unesco proprio all’«End plastic pollution» sui danni provocati dalla plastica.